giovedì 29 settembre 2011
PIU' VELOCE DELLA LUCE !
LA VELOCITA’ DEL NUETRINO E QUELLO CHE DOVREMMO IMPARARE DALLA SCIENZA
L’11 novembre 2010 dedicai un pezzo ad un’importante passo compiuto nel campo della scienza che la stampa aveva incredibilmente ignorato, dopo 40 anni di continui tentativi.
In redazione decidemmo di non inserire l’articolo nella rubrica “Scienze”, ma in home page, dove era giusto che fosse collocato. Con la deferènza che meritava.
In quel caso, si è verificato un fenomeno che Bruno Pontecorvo, brillante allievo di Enrico Fermi, aveva intuito per primo, tanto tempo prima : il neutrino ( di cui in natura esistono tre tipi) prodotto in grandi quantità da diversi fenomeni cosmici, come nelle reazioni di fusione nucleare al centro delle stelle, ha subito una trasformazione, partendo nello stato di “ muonico” dal Cern di Ginevra, ed essendo captato, due millisecondi e mezzo dopo, dal rivelatore “Opera” dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, in qualità di “tau”.
Quella “trasformazione”, che ha rappresentato una vera rivoluzione , viene chiamata tecnicamente “oscillazione”.
Oggi, la stampa dedica ampio spazio ad un nuovo esperimento perché di grande rilievo è la notizia che ne consegue: la dimostrazione che il neutrino viaggi ad una velocità superiore a quella della luce!
Cosa può mettere in discussione l’ipotesi di Einstein che è alla base della fisica moderna, e che ha dato innumerevoli predizioni verificate? . Bisognerebbe mettere in discussione un secolo di prove sulla velocità alta, come quelle eseguite negli acceleratori di particelle, nei raggi cosmici, nei fenomeni di astrofisica che hanno sempre, puntualmente dimostrato misure inferiori alla velocità della luce. Seppur di poco.
Dunque, bisognerebbe riscrivere la fisica….
Come si comporta la scienza di fronte ad un dubbio di tali proporzioni? Qual è il codice di comportamento di un gruppo
di altissima qualità scientifica, come quello che ha lavorato sul calcolo della velocità dei neutrini?
La reazione più naturale che la scienza mette in atto è quello di iniziare un lungo, attentissimo lavoro di ricerca del possibile errore di misura. Nella maggior parte degli ambiti professionali la ripetizione di un dato prodotto e la sua controprova basterebbero ad enunciare una nuova verità. Accade in politica, che non è esattamente il regno di verità e giustizia, o nel mercato, che brucia ipotesi e strategie con una velocità che, in quel caso, supera davvero quella della luce.
Accade nell’arte , dove il parere di un critico è sufficiente a stravolgere la struttura di un romanzo classico, o la bellezza di una sinfonia inserita, fino ad allora, nei cento capolavori assoluti dell’Universo.
Nella scienza, invece, no.
Il dubbio che la scoperta di proporzioni inimmaginabili possa contenere in se un errore di formulazione è insita nelle stesse persone che per anni hanno inseguito quel risultato.
Si chiama “onestà intellettuale”. Rigore. Correttezza. Pulizia di pensiero e di azione.
E per la trasparenza che guida il loro operato, affidano la ricerca dell’errore ad altri laboratori che possano garantire la stessa precisione ed il giusto distacco dall’esperienza, come il Fermilab di Chicago.. Commovente.
E’ superfluo immaginare la speranza che ognuno di quei ricercatori covi nel cuore: vivere al centro di un momento indimenticabile della scienza. Eppure lavorano alla clemente per mettere in discussione il risultato
Verrebbe da chiedere come sia stata divulgata, dunque, la notizia di una scoperta di cui non siano convinti gli stessi autori.
Non da loro, certamente, ma da chi non resiste alla spinta incontrollata di scoop giornalistico.
Loro sono intenti a frenare gli entusiasmi e pronti ad ammettere l’errore che avrebbe cambiato la storia della scienza. Hanno messo in conto anche le scuse…
Penso che dovremmo imparare tante cose dalla scienza pura, e non sono solo tecniche. Per esempio, le dimenticate regole etiche e di rigore.
In bocca al lupo, ragazzi. E grazie, comunque vada.
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