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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


lunedì 8 novembre 2010

SCHIELE, GENIO STRAZIATO



E’ stato un bambino introverso e già talentoso, un adolescente turbato di un’irrequietezza diventata angoscia in seguito alla precoce morte del padre. Da allora il senso di morte sembra segnare tutta la produzione artistica di Egon Schiele fino al rasserenamento che precede la sua scomparsa, all’età di ventotto anni.
Dotato di straordinario talento, incarna il prototipo dell’artista isolato e maledetto: il percorso di vita dal carcere alla morte precoce, il lacerante dissidio tra perbenismo borghese e sessualità, il dolore mai arginato per la morte del padre. In realtà, Egon Schiele ben rappresenta la rivoluzione espressionista del suo tempo, inserendosi perfettamente nel circuito artistico della Vienna di inizio Novecento.
Fortissima fu l’influenza che Gustav Klimt esercitò nella vita e nella produzione artistica di Shiele. Klimt è considerato colui che portò alle più radicali conseguenze qui fenomeni dell’arte del tempo comunemente indicati come “simbolismo” e come “ pittura dell’Art Nouveau”. Si parla di “enigma” della sua grandezza, quella che risiede nella straordinarietà della sua arte; il fatto cioè che egli arrivò ad una sintesi delle due fondamentali tendenze artistiche dell’epoca, tra loro affini ma ben distinte, quali il Simbolismo e l’Art Nouveau.
Le prime opere viennesi di Schiele riflettono, così, lo stile del grande Klimt sia a livello compositivo, attraverso formati insoliti e spazi vuoti, sia nell’esecuzione, contraddistinta da una certa attenzione decorativa. Così i suoi “Fiori stilizzati su fondo decorativo “ ricordano lo stile raffinato delle opere di Klimt, l‘uso dell’oro e dei particolari decorativi.
Presto, però, Schiele smette di emulare il “grande Klimt”, pur mantenendo con lui un ben saldo rapporto di amicizia e stima artistica.
Inizia la prolifera produzione di disegni erotici ( commissionati soprattutto da collezionisti particolari in periodi di disagio finanziario) e, benché la pornografia fosse molto diffusa nell’Austria dell’epoca, le sue immagini risultano particolarmente scioccanti. I nudi di Klimt emanano senso del piacere, quelli di Shiele provocano malessere facendo mostra di corpi emaciati, spigolosi e a volte sgraziati. Otto Benesch a tal proposito disse: “ Ciò che in Klimt è musica di inebriante dolcezza e magia lirica diventa in Schiele stridula, brutale dissonanza, una visione demoniaca”.
Il confronto con “il maestro” diventa gioco ; Schiele si diverte a contrapporre al famosissimo “bacio” di Klimt, la sua opera irriverente “ Cardinale e monaca”, in cui l’aura dorata rappresentata nell’opera più sacra di Klimt viene sostituita con un triangolo verdastro e le tessiture decorative ,da un incastro di superaci nere e rosse.
La mostra allestita al Palazzo reale di Milano fino al 6 giugno 2010 ha offerto altre tele di “nudi eclatanti” come “Nudo femminile” e “ Ragazza inginocchiata appoggiata ai gomiti”, “Donna distesa” e “Figura accovacciata con foulard verde”. Una forte componente simbolica è presente in tutte le altre opere in cui i temi sono fondamentalmente il sesso, l’ambiguità, il dolore e la morte come negli “Eremiti”e La madre morta”. Sembra emergere un’identità segreta e tenebrosa attraverso visioni angoscianti ed un senso di alienazione che ricorda quello dell’”Urlo” di Munch.
Eppure le tele di Schiele rapiscono l’anima; sembrano nascere per gioco, come guidate dalla mano di uno spettro, da un’assoluta disinvoltura dell’artista e invece i suoi occhi penetrano il modello fino al punto di percepirne ogni muscolo e ogni nervo, mettendone in luce l’anima.
La mostra non ha trascurato di rappresentare parallelamente il quadro politico e culturale di una Vienna in fermento, sull’orlo di un inevitabile declino, ignara di contribuire alla formazione di un uomo che, di lì a breve, avrebbe segnato il destino del mondo : Adolf Hitler.
Il percorso artistico allestito al Palazzo Reale di Milano era permeato del grande contributo che alla civiltà e all’arte apportarono le opere di Sigmund Freud, la musica da Gustav Mahler a Arnold Schonberg, il teatro di Arthur Schnitzler.