mercoledì 5 ottobre 2011
IL RUOLO DELLE BANCHE NELLA GRANDE CRISI
Borse a picco, sistema bancario troppo fragile, paura per l’effetto domino. Era possibile prevedere tutto questo?
Sta accadendo di tutto: le borse barcollano paurosamente mentre lo “spread” sembra una scheggia impazzita che la Bce, a fatica, mantiene in bilico sul baratro del “400”.
L’economia occidentale suda, nel disperato tentativo di evitare il “default” di paesi come la Grecia ( e, probabilmente a seguire, dell’Italia), mentre l’euro impallidisce di fronte al dollaro.
Quando potremo parlare ancora di “crescita”?
Impossibile per ora, soprattutto in vista della crisi bancaria internazionale che subentrerà in seguito all’inevitabile crollo della Grecia, e tenuto conto dell’insopportabile peso che il nostro debito pubblico infligge all’Europa.
I giornali parlano di un sistema bancario troppo fragile e dell’alto rischio di un crollo ad effetto domino
Ma che vuol dire “crisi bancaria”? Qual è il ruolo delle banche in questo terremoto? E come funziona il loro sistema di regolamentazione ?
Il ruolo dell’informazione, ovviamente, non può essere quello di sostituirsi ai grandi tecnici nel fornire spiegazioni ma, certamente, di lottare per ottenerle e divulgarle.
A tale scopo, organizzo le mie idee ( confuse ) in vista di una prossima puntata di Antropos ( la trasmissione che conduco su Quartarete tv), in cui avrò la fortuna di Ospitare l’Onorevole Nerio Nesi, già Presidente della Banca Nazionale del Lavoro, in merito al ruolo delle banche, e alla loro regolamentazione nel corso della crisi finanziaria che stiamo vivendo.
Il percorso di pensiero si illuminò leggendo il primo saggio scritto da Tommaso Padoa – Schioppa sulle radici più profonde della crisi finanziaria, pubblicato su “International Finance” nel 2008.
L’analisi della crisi si fonda su tre punti: lo squilibrio dei conti con l’estero degli Stati Uniti, lo scoppio della bolla immobiliare e il panico collettivo che si è diffuso nei mercati.
Tre aspetti distinti e tra loro collegati che inducono ad una precisa domanda: la crisi è la correzione di un percorso sbagliato, o la deviazione da un percorso corretto?
La risposta del Professore era, già allora, propensa ad una correzione fondamentale nel tracciato economico.
Secondo Padoa – Schioppa, si trattava di intervenire in tre aspetti fondamentali che fino ad allora avevano influenzato il mercato: il ridimensionamento del fondamentalismo di mercato, che giudicava ogni intervento pubblico come nocivo e che ha comportato, ormai, un’eccessiva intrusione governativa nelle scelte private; del nazionalismo, che ha voluto dare risposte pubbliche nazionali a mercati che vivono in una dimensione europea e globale; dell’ottica di breve periodo, che ha portato ad un modello di crescita senza risparmi.
Ciò premesso, nel 2007 il Professore, che allora rivestiva l’incarico di Ministro dell’Economia e delle Finanze, con ammirevole lungimiranza, sosteneva l’immediata necessità di integrare le funzioni di regolamentazione e vigilanza finanziaria a livello europeo, al fine di scoraggiare il tentativo delle autorità di molti paesi , di allentare le maglie della vigilanza per favorire le piazze e le istituzioni finanziarie nazionali.
La sua proposta era quella di istituire regole veramente uniformi , senza lasciare alcun spazio di arbitraggio e a una vigilanza integrata a livello europeo dei gruppi transfrontalieri.
Una proposta che venne ascoltata con grande attenzione, durante la riunione di Consiglio ECOFIN nel dicembre 2007, per il rispetto che la competenza del Professore imponeva, ma che venne sciaguratamente ignorata a favore di un’interpretazione di breve respiro di interesse nazionale.
Era un convinto europeista, Tommaso Padoa. Schioppa, e sosteneva che la scelta corretta fosse l’abbandono del controllo nazionale della politica monetaria interna, in favore di una politica monetaria europea. Nel 1998 divenne uno dei padri fondatori della Banca Centrale Europea ( BCE) , e il suo principale obiettivo professionale fu la creazione di una moneta europea e di un sistema europeo di banche centrali ( SEBC) .
La sua consapevolezza era che con l’unione monetaria, il rischio sistematico assumesse una dimensione europea e richiedeva cambiamenti istituzionali più radicali e politiche più coraggiose.
Oggi, con un certo ritardo, è sorto un Sistema europeo di vigilanza finanziaria che, seppur ancora fragile, è dotato di significativi poteri, e se sarà possibile effettuare il coordinamento delle politiche perseguite a livello nazionale, la previsione di Padoa – Schioppa troverà realizzazione.
Attendo con impazienza l’appuntamento con l’Onorevole Nesi anche per chiedergli : “ Avremmo dovuto ascoltare con più attenzione l’analisi del Professore?”.