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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


lunedì 29 aprile 2013

TORINO JAZZ FESTIVAL: SPLENDIDO CAOS, IMPAREGGIABILE TECNICA



Wallace Roney



Continua la seconda edizione del Torino Jazz Festival con l'avvicendamento di grandi nomi del jazz.

Il tempo a Torino è stato clemente per mezza giornata e ha concesso una tregua al concerto che, nel pomeriggio, ha tenuto la Cosmic Band di Gianluca Petrella e, in serata, a quello del sestetto del trombettista Wallace Roney.
Entrambi gli eventi sono stati dedicati ad un grande artista del passato.
Gianluca Petrella, giovane e carismatico trombonista barese trapiantato a Torino, ha organizzato l'omaggio a Sun Ra ( Herman Poole Blount), musicista che ha scritto alcune delle pagine più visionarie del jazz di ogni epoca.
Strumentista prediletto da Enrico Rava e artista acclamato dalla critica internazionale, tre anni fa Gianluca ha avviato la sua opera principale dedicata a Sun Ra, registrando due volumi dal titolo “ Coming Tomorrow”.
Nel corso del concerto Petrella ha sfoderato la sua audacia e ha reso il suo omaggio al Maestro senza alcun atteggiamento riverenziale: grande tecnica, capacità di direzione, personalità, lungimiranza e sfrontatezza sono sempre state le armi di questo impavido artista che ottenuto, rapidamente, l'assegnazione di numerose onorificenze.
Giusta menzione meritano i membri del suo gruppo che hanno seguito alla perfezione ogni minimo cenno di sopracciglio del loro leader: Francesco Bigoni al sax, Mirco Rubegni alla tromba, Giovanni Guidi al pianoforte sono solo tre dei dieci validi elementi che si sono esibiti. Con Beppe Scardino al sax Baritono, Gianluca si è esibito in un vero duello testosteronico.
Eloquente l'omaggio a Miles Davis per la formazione che, in serata, si è esibita in Piazza Castello con un concerto dal titolo “ Miles Smiles”, ispirato al disco edito da Devis nel 1967, prima della svolta elettrica segnata da “In A Silent Way”.
Altissimo livello artistico quello del sestetto che si è esibito, a partire dal trombettista
Wallace Roney. Fantastici anche il sassofonista Rick Margitza e l'organista Joey De Francesco.
Nel primo concerto  regnava  quello splendido caos cosmico che sembra regolare la musica jazz sollevandola dalle ovvietà terrene; nel secondo concerto emergeva fortemente la sensazione che il jazz sia l'attitudine del talento...


Gianluca Petrella






NELLO STUDIO DI ANTROPOS IL TORINO JAZZA FESTIVAL 2013


Stefano Zenni, Direttore Artistico del Torino Jazz Festival, e Maurizio Braccialarghe, Assessore alla Cultura del Comune di Torino, nello studio di Antropos per raccontare i retroscena della manifestazione che in città sta riscuotendo grande successo.


domenica 28 aprile 2013

AL TORINO JAZZ FESTIVAL UN GRANDE ARTISTA DEL MOVIMENTO ANTIAPARTHEID





Al Teatro regio di Torino si è esibito il sudafricano Abduallah Ibrahim, una delle perle del Torino Jazz Festival

E' proprio vero! Il jazz non si può spiegare, si può solo esprimere o ascoltare...
E' quanto tornava in mente ascoltando il concerto che Abdullah Ibrahim ha tenuto al Teatro Regio di Torino per la seconda edizione del Torino Jazz Festival.
Sobrio, elegante, timidissimo, Ibrahim sedeva al centro di quel palcoscenico con la solennità di un grande artista che tanto si è battuto contro l'apartheid, e con l'aurea luminosa del prescelto; il talento a cui Duke Ellington ha voluto donare luce.
Ha presentato un repertorio sofisticato, intimista, destrutturato e ricostruito con grande sapienza e talento indiscutibile ad una platea gremita e attenta, provata da lunghe ore di coda ordinata sotto una pioggia battente.
Un pubblico entusiasta, ostinato, coltissimo cui è stato regalato un intero festival gratuito e che ha dimostrato la propria gratitudine con una partecipazione sorprendente,
Tante sono le critiche che si possono avanzare ad una amministrazione e alla sua capacità organizzativa, ma da qualche tempo, ormai, è veramente difficile non apprezzare lo sforzo senza riserve che Torino sta facendo per fronteggiare la crisi e regalare alla propria cittadinanza un accesso più facile alla migliore cultura.


sabato 27 aprile 2013

TORINO JAZZ FESTIVAL: MUSICA SANGUEMISTO

                                                                   Enrico Rava


E' partita, a Torino, la seconda edizione del Torino Jazz Festival.


La seconda edizione del Torino Jazz Festival inizia con l'incontro di due mondi tra loro apparentemente distanti: la musica lirico- sinfonica esce dal suo tempio per incontrare il jazz, ed accettarne lo scambio di sangue.
L'Orchestra del Teatro regio di Torino ha suonato insieme al quintetto di Enrico Rava.
Non è un'operazione scontata e neppure priva di rischi.
Il progetto presentato in Piazza Castello per l'inaugurazione del Festival è una prima assoluta. Nasce nel lontano 1986 per mano di Enrico Rava che scrive una partitura che narra il suo bebop, movimento artistico tra i più importanti per milioni di giovani degli anni Cinquanta e Sessanta.
L'ispirazione viene dal celebre libro dello scrittore statunitense Jack Kerouac “ On the road”, romanzo autobiografico scritto nel 1951 e che narra il lungo viaggio
che lo scrittore percorre in automobile attraverso gli Stati Uniti, in parte compiuto in compagnia del suo amico Neal Cassady, in parte in autostop.
Gli arrangiamenti di Paolo Silvestri vestono quelle note scritte per un quintetto: la vera dimostrazione di come la musica possa evolvere uscendo dai confini angusti dei settori musicali che solo l'uomo, strano animale censore, poteva costruire.
A dispetto di tutto quello che ogni istituzione (soprattutto fondazione lirica) possa sostenere, i musicisti delle orchestre sinfoniche hanno voglia di “carnalità” e scambio di vita. E i jazzisti non vivono più il mito dell'isolamento come l'ultimo baluardo della loro felicità.
In Piazza Castello, a Torino, l'entusiasmo partiva soprattutto da loro, i musicisti del Teatro Regio, i veri artefici di questa operazione che non hanno esitato a chiedere  alle istituzioni la loro partecipazione al Festival.
Dimostrazione che le rivoluzioni spesso partono dal basso ( o dall'alto...).
                                      Paolo Silvestri - Arrangiatore

 
                             Stefano Zenni -  Direttore artico TJF

lunedì 22 aprile 2013

IL LIBRO DI LUCA BEATRICE RACCONTA L'EROTISMO IN ARTE FINO AI CONFINI DELLA PORNOGRAFIA





Luca Beatrice, critico di arte contemporanea e Presidente del Circolo dei Lettori di Torino, presenta ad Antropos "Sex", il suo ultimo libro in cui percorre il tragitto dell'erotismo nell'arte fino al confine sottile con la pornografia.
Intervista di Antonella Frontani
Servizi di approfondimento Giorgio Diaferia

                                            Luca Beatrice - Critico di arte contemporanea


martedì 16 aprile 2013

BARICCO: TALENTO ED EGO


Alessandro Baricco

Alla terza edizione di Biennale Democrazia la Lectio Magistralis di Alessandro Baricco sull'utopia.

Quando entra sull'austero ed imponente palcoscenico del Teatro Regio di Torino, sembra uno di noi. Pacato, un po' ritorto, vagamente distaccato dall'evento e dal quel pubblico che, a tratti, non lo ama: Alessandro Baricco appare così nell'incontro che Biennale ha organizzato tra l'intellettuale geniale, schivo, difficile e la sua città.
Entra con l'incedere faticoso di un uomo che sembra sorreggere le imperfezioni del mondo, e con l'approccio timido di chi sembra essere finito lì per caso.
Saluta il pubblico con un sguardo inclinato, quasi umile. Si siede alla scrivania che il Teatro ha posto al centro del palco, sotto un unico cono di luce, tutto per lui.
Apre il leggendario zainetto dell'uomo qualunque, sfodera tre libri, e lì, inizia il duello con la platea, senza esclusioni di colpi.
Da quello zainetto, insieme ai tre testi, sembra che escano, contemporaneamente, la sua personalità dirompente, la sua oratoria impareggiabile, il suo ego, che non lascia mai troppo spazio sul resto del pianeta.
I primi colpi li sferza sussurrando, senza affanni, La voce ha il timbro giusto, basso...Le pause sono perfettamente intercalate. I gesti sono sapientemente misurati e quella luce, quell'unico cono, sembra amplificare l'effetto sortito.
Il narrare l'utopia parte dai desideri che lo hanno illuminato da bambino e si poggia su quattro opere, di indubbio valore artistico, che il sapiente Baricco ha accuratamente selezionato.
Il primo sogno trova casa in “ Zibaldino” di Giovanni Guareschi, un libro ben scritto e molto divertente che insinua nello scrittore bambino il desiderio che rimarrà il fuoco della sua vita: leggere, per vivere tante vite di altri, e scrivere, per costruirne altrettante. Il brano scelto per la lettura è astutamente divertente.
La seconda utopia che Baricco ricorda aver segnato la sua infanzia è stata quella di essere un uomo giusto. Niente di meno...Il sogno si realizza nelle pagine di Cyrano de Bergerac dove la forma letteraria più perfetta rende affascinante il narcisismo, china pericolosa dell'ego. Baricco legge poche pagine con l'accortezza del grande narratore e la consapevolezza che il narcisismo, almeno nei suoi inizi, è fantastico, prima di tracimare in tragedia. Quelle parole sono un inno alla forza dell'uomo libero, mai servo, mai chino di fronte al potere. Splendidi versi.
Il terzo sogno, per Baricco, fu quello di possedere un talento.
Alcune pagine del “saggio sul narrare” di Walter Benjamin è stata la scelta di lettura per il pubblico, per spiegare la forza del talento e la tragica possibilità di non riconoscerlo, fino a sprecarlo. Non è il suo caso, ovviamente.
La quarta utopia ha pescato nel mondo della musica per trovare un codice di interpretazione: una delle più belle composizioni di Haendel per attingerne il messaggio dal suo testo.
Baricco traduce direttamente dall'inglese ( gesto vezzoso per un conferenziere che nulla lascia al caso) l'emozionante dichiarazione di amore indiscusso di una regina al suo amato. Questo risponde al suo sogno: la luce! Baricco sognava di vivere nella luce che, per lui, è l'accettazione totale dell'amore, senza alcuna recriminazione (casualmente, l'amore di una donna per l'uomo perfetto, e non viceversa).
Il suo discorso è stato dedicato alla potenza dei sogni, delle utopie anche nel caso che non si avverino mai. Ha concluso ricordando che tutto il resto...è un casino...
Tutto il suo viaggio di Baricco nell'utopia è stato all'interno del suo mondo, piuttosto che nel discorso di Marther Luther King.
Lui sa di essere egocentrico. Non ne fa mistero. Non tenta alcuna mistificazione.
Lo fa con l'educazione di chi non lo urla, ma con la sfrontatezza di chi è sicuro del suo talento.
Forse non è simpatico ma, accidenti, è proprio bravo. E ogni intellettuale che stenta l'applauso in sala lo sa, tanto che vorrebbe assomigliargli...






lunedì 15 aprile 2013

BIENNALE DEMOCRAZIA: UN RIFUGIO PER LA SOCIETA' CIVILE


Si è appena conclusa  a Torino la terza edizione di Biennale Democrazia, una manifestazione che ha consolidato il suo successo dando spazio e voce alla riflessione di temi legati alla democrazia.
L'edizione di quest'anno, la terza, ha trattato, come argomento fulcro di ogni dibattito, l'utopia e la sua realizzazione.
Ad Antropos ne parla in apertura della manifestazione, la sua Direttrice ed il Coordinatore Scientifico.
Guarda la puntata condotta da Antonella Frontani
Servizi di approfondimento a cura di Giorgio Diaferia




sabato 13 aprile 2013

FRODI ALIMENTARI: TRAGICA ATTUALITA'


Tenuto conto della tragica attualità di cronaca legata al tema delle frodi alimentari che minacciano la sicurezza del cibo, Antropos torna ad affrontarne il problema con l'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
In studio Maria Caramelli, Direttore Generale dell'Istituto, e alcune delle sue collaboratrici.
Intervista a cura di Antonella Frontani.
Servizi di approfondimento di Giorgio Diaferia



mercoledì 10 aprile 2013

LAURA BOLDRINI A TORINO. PAROLE COME PIETRE, FINALMENTE




La lezione inaugurale del Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini ha aperto la terza edizione di Biennale Democrazia Torino

E' salita sul palcoscenico di Torino ed è partito un lungo applauso scrosciante.
Laura Boldrini non rappresenta solo la terza carica dello Stato. E' ciò che aspettavamo da tempo, una scossa profonda che ti scuote con parole sussurrate e taglienti come sciabole affilate.
Al suo ingresso, la platea si è alzata in piedi con il doveroso rispetto che merita una figura davvero autorevole. Finalmente, dopo tanto tempo...
Un lungo discorso che ha il sapore di un testo pensato e scritto da chi lo legge: un fatto sconvolgente!
Lei i contenuti li conosce, perché li ha vissuti.
Lei ha parlato con chi non è stato mai ascoltato.
Lei ha protestato contro la ricchezza di pochi che alimenta la fame di molti.
Lei non ha fatto parte della politica collusa.
Lei non conosce il compromesso.
Lei poteva parlare con la saggezza ed il diritto dei giusti.
Ecco perché il suo discorso ha toccato tutta la platea muta e rispettosa.
Occhi lucidi, silenzio assordante, tensione massima come nei luoghi in cui si compie un fatto importante, quasi storico.
Il neo Presidente della Camera ha iniziato il suo discorso con un elogio alla parola “utopia”, concetto chiave attorno al quale ruotano tutti i temi di Biennale Democrazia di Torino.
Per il Presidente “l'utopia racconta il dubbio. E senza dubbi la politica sarebbe solo un fotogramma immobile, un esercizio di vanità, una condizione di solitudine”.
Ha esaltato l'utopia considerandola ricerca, superamento dei propri limiti.
L'ha definita un viaggio, citando le indimenticabili parole del poeta Kavafis”...quando ti metterai in viaggio per Itaca devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e esperienze”.
Ha speso parole per ricordare che sono state le molte e silenziose utopie che ha coltivato in vent'anni ad averla condotta all'attuale incarico, ed è stata una splendida utopia quella che ha condotto un uomo, negli anni anni 50, ad abbandonare un piccolo villaggio africano ( Kogelo) portando con sé suo figlio che oggi è il presidente degli Stati Uniti.
Ha invocato l'utopia, nel suo discorso, perché guidi la politica verso il risanamento di quella ferita aperta nel mondo per cui l'1% degli uomini possiede il 40% di tutte le risorse del pianeta, le tre persone più ricche del mondo hanno lo stesso peso economico dei 600 milioni di esseri umani più poveri e il patrimonio dei dieci italiani più facoltosi è uguale alle risorse degli otto milioni di italiani più poveri.
Sono numeri e sono sconvolgenti!
Ha citato alcune delle utopie che si sono realizzate: la riduzione delle spese militari, l'apertura di un dibattito sul sistema finanziario con la conseguente condanna alle speculazioni finanziarie, una più consolidata cultura dello sviluppo eco sostenibile e l'avvio al processo di riduzione dei costi della politica.
Ha attaccato il cinismo di chi crede che essere poveri sia la colpa di chi non sa essere furbo.
Ha esortato il senso di responsabilità di ognuno di noi che deve sentirsi parte integrante di ogni aspetto della vita pubblica: istituzioni, politica, università, scuole, luoghi di lavoro e della produzione.
Ha chiesto una riflessione profonda nei confronti del grave abbandono dello studio da parte dei ragazzi: 57.000 negli ultimi dieci anni!
Ha giurato di aver accettato il suo incarico con il preciso, testardo obiettivo di sanare il lacero rapporto tra i cittadini e le istituzioni.
Ha elencato le sue perplessità circa la “politica gratis”, la politica finanziata dai privati e il facile, ingannevole voto via internet.
Ha promosso una “campagna d'ascolto “ presso la Camera e l'apertura della “casa della buona politica”, per dare voce e spazio , nel percorso legislativo, a chi lavora ogni giorno per la soluzione dei problemi.
E' stata incisiva, credibile, appassionata. Tanto da far passare inosservato il fatto incontrovertibile di essere bella.
Avevamo bisogno di una scossa come questa; di sentirci di nuovo un po' a casa, nel mondo che sa di buono.
L'applauso, a questo punto , è stato interminabile.
Un'unica perplessità mi ha colto. Il presidente emerito della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky ha più volte ribadito il suo stupore entusiasta circa l'elezione di Laura Boldrini. La prima citazione è stata molto simpatica e gratificante per l'ospite, con il garbo e l'ironia che contraddistingue l'intelligenza del grande costituzionalista. Ma il concetto ribadito più volte sembrava appannarne il valore e destare il dubbio di un'elezione inspiegabile.
E poi, perché rivolgersi a Lei con l'espressione un po riduttiva come “gentile signora”? In un mondo in cui i titoli contano per tutti, anche per il Prof. Zagrebelsky che merita il titolo di “Presidente”, perché chiamare “gentile signora” il Presidente della Camera dei Deputati?
Avrebbe chiamato “gentile signore” Gianfranco Fini o Pietro Grasso?



martedì 9 aprile 2013

LE API: UNO STUDIO APPROFONDITO NEL MONDO PER CAPIRE IL LORO STATO DI SALUTE E QUELLO DEL NOSTRO PIANETA


In tutto il mondo si studia un fenomeno che, da qualche anno, preoccupa gli scienziati: la moria delle api.
L'analisi attenta dello stato di salute di questo importantissimo insetto, infatti, sembra ben rappresentare lo stato di saure del nostro ambiente.
La rilevazione di questo inquietante fenomeno è partita dagli Stati Uniti, come una serie di studi dedicati al problema.
In Italia, l'Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta si distingue per il lavoro di ricerca svolto finora.
Ad Antropos Maria Caramelli, Direttore Generale dell'Istituto, e alcune sue collaboratrici ci spiegano le proporzioni del problema legato all'inquinamento e i risultati ottenuti.



Maria Caramelli - Direttore Generale Istituto Zooprofilattico Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta