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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


mercoledì 30 maggio 2012

SMART CITY FESTIVAL





A Torino,dal 23 maggio al 2 giugno, si Terrà lo Smart City Festival dal titolo "Le città invisibili".
Eventi, manifestazioni, incontri e lezioni, si susseguiranno in città nell'intento di mostrarne il volto sempre più sostenibile.
Il progetto Smart City impegna molti architetti, urbanisti, amministratori locali, intellettuali ed artisti affinchè Torino, in futuro, cresca sempre più all'insegna di innovazione, sostenibilità e qualità della vita.
Il festival sarà la celebrazione di questo impegno.
Ad Antropos, l'Assessore all'Ambiente della Città di Torino Enzo Lavolta e Gaetano Capizzi, Direttore del Festival Cinemambiente, presentano il Festival.



venerdì 25 maggio 2012

GIULIO GIORELLO SPIEGA IL TRADIMENTO





Da Tex a Giuda, da Bruto a Iago, da Stalin a Don Giovanni, passando per Topolino…il Prof. Giorello tracci, nel suo libro, a la storia de “Il tradimento”

Si può pensare che sia un libro di intrattenimento, in realtà, questo lavoro di Giulio Giorello, Ordinario di Filosofia della Scienza all’Università degli Studi di Milano, è un libro complesso.

Maurizio Ferraris, che insieme a Claudio Bartocci ha accompagnato il professore nel corso della presentazione al Salone del Libro 2012, ha aperto l’incontro partendo da un solido presupposto: il legame sociale si fonda sulla promessa; senza di essa non può esistere la società civile, e il tradimento rappresenta la rottura della promessa stessa.

Perché scrivere un tale saggio?

Perché evocare in un libro le figure di Caino e Abele, i due tragici spettri che si uccisero contemporaneamente dopo essersi fronteggiati con un pugnale stretto nella destra celata dietro le spalle, e che Dante colloca nel peggior luogo dell’inferno?

Perché oggi ( come sempre, forse) è diffusa tra gli uomini la pratica del tradimento ( in amore, in politica o in amicizia ) ma, mai come adesso, priva di quella dimensione epica che la rendeva una sfida a Dio e agli uomini.

Il Professor Giorello ha scritto questo libro perché la dimensione del tradimento è molto complessa.

Spesso chi tradisce non ne ha la vera consapevolezza. L’incoscienza conclamata a tale attitudine, è rappresentata, per esempio, dal celebre filosofo Heidegger, realmente ossessionato dall’autenticità tanto da formularne una teoria fondamentale nel 1927 ( Essere e tempo ), ed essere smentito dalle dichiarazioni di Hannah Arendt, sentimentalmente e segretamente legata a lui, che lo considerava eternamente bugiardo.

E’ una condizione dal duplice ( o triplice ) aspetto, quella del tradimento, secondo la quale coloro che vengono considerati traditori per molti, per altri non lo sono affatto.

Alcuni lo diventano per scelta, come il fisico Heisemberg che, schiacciato tra l’alternativa di dichiararsi incapace di produrre la bomba atomica “nazista” o spacciarsi traditore, ha scelto la seconda opzione, spinto dall’orgoglio del dotto.

Il Professore, nel suo libro ci ricorda, però, che può esistere un uso geniale, creativo, addirittura virtuoso del tradimento, come insegnava Machiavelli nel suo Principe: “ In che modo i principi debbono osservare la fede” quando il Segretario fiorentino sosteneva che per mantenere la parola data ed assurgere a modello di lealtà “ a un principe non è necessario avere in fatto tutte le soprascritte qualità, ma è ben necessario parere di averle”.

Anche Mozart e Da Ponte, con il loro Don Giovanni, ci insegnano a conoscere una figura di traditore in cui la perfidia non coincide né con la menzogna, né con il tradimento, bensì con la burla. Verso tutti, senza ostentazione di violenza, come in Iago, o di volgare maschilismo ( per lo meno, non solo), in particolare, contro le istituzioni.

Anche in molte tragedie di Shakespeare torna la forma del tradimento in tutte le sue sfaccettature, come nel Riccardo III, parabola di un principe machiavelliano, cattivo per eccellenza, il cui agire, però, è riscattato da una seppur flebile giustificazione: tradire il rappresentante di una stirpe la cui regalità ha origine da un tradimento.

Il libro di Giorello è un lavoro laico, lontano da qualunque intenzione di giudizio morale sul tradimento. E’ un’attenta analisi di questo processo che tutti ci riguarda.

Andrebbe letto perché il tradimento è l’enigma celato della storia cristiana. Soprattutto, per chiarire il fondamentale dubbio: si può essere infedeli a se stessi?

Nell’epilogo del suo libro Girello ricorda che “l’umano tradimento può indicare se non la stella della redenzione, almeno il piacere provato dai ribelli, seppure a caro prezzo” e, citando un passo del primo atto della tragedia di Goethe, in cui Mefistofele canzona Faust, ricorda che “la luce è venuta nel mondo”, ma gli esseri umani” hanno armato le tenebre più che la luce”.

lunedì 21 maggio 2012

SALONE DEL LIBRO 2012 : UN SALONE DA RECORD





E' da poco terminato il Salone del Libro 2012.
E' stato il Salone dei record, nonostante la crisi del mondo dell'editoria: la lettura è dunque in aumento, seppure le vendite diminuiscono?
I dibattiti sui temi della vita civile sono stati i più affollati: i cittadini cercano in quell'ambito le soluzioni che non ottengono dalla politica?

Ne parlano ad Antropos Ernesto Ferrero - Direttore del Salone del Libro -Michele Coppola - Assessore Regionale alla Cultura - Luca Beatrice - Presidente del Circolo dei Lettori e critico d'arte.



lunedì 14 maggio 2012

I LIBRI TI CAMBIANO LA VITA - Incontro con Romano Montroni






I LIBRI TI CAMBIANO LA VITA

Incontro con Romano Montroni

Uno dei primi incontri del Salone del Libro 2012 che ho proposto al giornale di seguire è stato quello con Romano Montroni.

Romano non è un libraio, è “Il Libraio”.

Dopo una breve esperienza nel mondo della distribuzione, dal 1962 ha lavorato nelle librerie Feltrinelli, delle quali è diventato direttore fino al 2000. Professore a contratto nel master di Editoria cartacea e multimediale di Umberto Eco presso l’Università di Bologna, dal 2001 è docente della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri. Dal 2005 collabora alla realizzazione della catena Librerie Coop.

Lui sa come vender un libro, perché ne conosce il valore intrinseco: lo ama.

Tutto il mondo dell’editoria conosce la sua professionalità e la sua devozione al mondo dei libri. Se il suo mestiere è diventato un’arte, è grazie a quella gioia che lo infiamma ogni volta che parla di un libro, o quando scopre l’esistenza di un inedito.

Romano è sorretto ancora dall’entusiasmo di un ragazzo per la vita e, ogni volta che nasce un libro, sembra che assista alla venuta al mondo di una creatura. Per questo è il più bravo…

Giovedì, nella Sala Gialla del Salone, ha presentato il suo ultimo lavoro dal titolo “I libri ti cambiano la vita”.

Ha chiesto la collaborazione di cento autori ( per lui non è impossibile ) per raccogliere cento racconti.

Non si tratta di inediti, ma di pareri autorevoli in merito a quello che può essere considerato il libro che può cambiare la vita.Romano non ha chiesto recensioni e, ognuno degli interpellati, sapeva bene ciò che lui intendeva, perché ne conoscono la profondità.Si tratta di racchiudere in un racconto quella folgorazione che, ad un tratto, è partita da un libro per illuminare la vita di ognuno di loro.

E’ molto più di un prezioso consiglio: è una lanterna magica!

Romano ricorda con gioia e tenerezza il suo incontro casuale con il mondo del libri. Era a Bologna, nella prima metà degli anni Cinquanta. Giovane ragazzone biondo ( e bello), spolverava testi nel magazzino di una grande libreria (Rizzoli), nella quale accedeva raramente. Fu il dottor Amadori, anima di quel luogo incantato, ad accendere la sua lanterna nel tunnel della vita regalandogli, per leggerlo, una copia de I ragazzi della via Paal.

E’ stata una folgorazione, racconta Romano.

Amadori esercitava su di lui, quello che oggi Romano potrebbe rappresentare per i suoi allievi Librai : un faro, un approdo.Cominciò la lettura di quello splendido romano ungherese , ed ebbe inizio la sua storia d’amore con il mondo dei libri.

Ha imparato, da lì, che la letteratura è un caleidoscopio di segni e di sogni che spesso si dissolvono immediatamente o dopo una breve vita, ma che, a volte, vivono per sempre.

Un libro forse non può salvare la vita, ma può aiutare a migliorarla.Non c’è dolore, piccolo o grande, che un libro non possa lenire.

Ecco perché Romano ha avuto questa idea: per aiutare ognuno, soprattutto i ragazzi, ad individuare la scintilla che accende la fiamma.

Quale migliore dono se non quello del racconto di Augias, Belpoliti, Camilleri, De Mauri, Ferrero, Giordano e tanti altri?Ci sono quasi tutti i giganti. Da Omero a Dante, da Cervantes a Manzoni, da Dostoevskij a Tolstoj ma anche nomi meno roboanti: non per questo meno sorprendenti e illuminanti.

Romano sa il fatto suo, e il libro si è trasformato in un oggetto prezioso, praticamente imperdibile.

Lo sa anche il Direttore del Salone, Ernesto Ferrero, che è venuto a rendergli omaggio e che, oltre tutto, è legato a lui da una lunga amicizia. Proprio come nel mio caso. Bravo, mio amico Romano.

BIENNALE DEMOCRAZIA PER LA LEGALITA'



A vent'anni di distanza dalle stragi di Capaci e Via D'Amelio, in occasione della loro ricorrenza, la città organizza dibattiti, incontri, lezioni che offrono ai cittadini un confronto diretto con studiosi e personalità protagonisti della lotta alla mafia.
Ciò, in un momento storico in cui è diventato urgente ripristinare il senso di legalità e riaffermarne il valore.
Ad Antropos angela Larotella e Gabriele Magrin presentano la Biennale Democrazia per la Legalità.


domenica 13 maggio 2012

LIBERI TUTTI - incontro con Pietro Grasso



Al salone del Libro il Procuratore antimafia Pietro Grasso incontra i ragazzi delle scuole superiori e presenta il suo libro “Liberi tutti”.
Per molti uditori presenti nella Sala Azzurra del Salone del Libro , venerdì 11 maggio, non era la prima volta che ascoltavano Pietro Grasso parlare. Per me, era la prima in cui lo incontravo di persona, a due metri di distanza, quella che intercorre tra la prima fila e il tavolo dei relatori.
Il Procuratore Nazionale Antimafia è entrato in sala dopo una lunga operazione di “bonifica” da parte del servizio di scorta, e sotto il tiro dello sguardo attonito e curioso dei ragazzi presenti in sala. Sembravano spaventati e attratti da una figura che hanno imparato a stimare, ma apparivano disorientati dal clima circostante, affannato e grave, che strideva nettamente con la pacatezza di quell’uomo saggio.
Il Procuratore, l’uomo che nel 1984 ricoprì l’incarico di giudice a latere nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra e che a Palermo, in qualità di Procuratore della Repubblica, diresse le operazioni che portarono all’arresto di 1.779 imputati per reati di mafia e di 13 latitanti considerati tra i 30 più pericolosi, ha lo sguardo penetrante ma luminoso. A sorpresa, di una dolcezza che disorienta.
Il Capo della Direzione Nazionale Antimafia ha la postura di un guerriero e il tono suadente di un mentore. Emana la fermezza di un uomo sorretto da ideali granitici, e il gesto di un fine musicista.
Nella sala gremita scende un rispettoso silenzio. Lui aspetta l’attenzione a cui è abituato, poi inizia i suoi ricordi di bambino.
Parte dalla spiegazione del titolo del suo ultimo libro: LIBERI TUTTI.
Che significa? Quelle due parole sembrano racchiudere il più grande ossimoro, per un uomo che da anni si batte per fare lotta alla mafia.
“Liberi tutti” era la frase chiave di un gioco che faceva da bambino. In un attimo mi è tornato alla mente! Certo! Era il gioco che anche io facevo da bambina: una sorta di “nascondino” in cui ogni partecipante si nascondeva per non essere fatto prigioniero dalla persona che era scelta per la cattura. Tutti coloro che riuscivano ad arrivare indenni alla”tana”, senza essere catturati, erano liberi. L’ultimo, liberava tutti, non solo se stesso, e la sua celebre frase era: “LIBERI TUTTI”.
La scelta di Pietro Grasso, che da bambino ricorda un uomo ferito in un accoltellamento per mafia e la ferocia di chi andò in ospedale per finire quel lavoro incompiuto, fu quella di non voler morire di mafia, ma di combatterla per fare LIBERI TUTTI.
All’improvviso, sembrava di poterlo immaginare quel bambino dallo sguardo già severo…
Il suo libro è stato scritto soprattutto per i ragazzi, per educare quella straordinaria “ingenuità” che è il loro terreno fertile.
Ha spiegato loro i mille inganni che si nascondono nella palude mafiosa e che, spesso, si camuffano con gli ideali di famiglia, onore, rispetto, protezione. In realtà, rappresentano violenza, paura, compromesso.
Ha citato Gramsci, per insegnare loro che “ l’indifferenza è il peso morto della storia”.
Ha esaltato il valore della legalità per spiegare che la lotta alla mafia non può essere condotta se non si abbatte la commistione tra politica e affari, se non si punisce lo spreco per opere pubbliche incompiute, se non vengono fermati gli attacchi parlamentari alla giustizia, se non finisce il meccanismo insidioso delle nomine clientelari.
Era un appello accorato, il suo, perché ognuna di quelle giovani speranze presenti in sala alimenti nel cuore un cittadino consapevole.
Ha trasmesso la fiducia che ripone in loro perché sa che il suo lavoro, da solo, non può bastare. Deve cambiare una cultura perché il lavoro non vada perso.
“C’è bisogno di un procuratore della speranza, oltre che quello antimafia”, ha detto
Al termine del suo discorso quelle facce erano accese di ardore, e stanche, come dopo un lungo conflitto corpo a corpo.
Un silenzio interminabile, poi un applauso scrosciante, rigorosamente in piedi: avevano capito.
Io sapevo che non avrei fatto alcuna domanda al Procuratore che aveva già offerto ogni risposta necessaria. Sapevo che avrei rinunciato alla ressa giornalistica per una battuta che, a quel punto, non avrebbe aggiunto nulla, se non rompere quell’attimo di magia.
Mi sono messa in coda, però, per arrivare fino a lui.
Il mio gesto muto e proteso ha scatenato la reazione del servizio di scorta. Lui li ha guardati con aria rassicurante: “Vuole solo stringermi la mano…”
Per quel gesto incauto mi sono sentita inopportuna, ma ne è valsa la pena.

martedì 8 maggio 2012

IL LIMBO DI MELANIA MAZZUCCO


Perché leggo i libri di Melania Mazzucco? Perché vorrei scrivere come Lei.

Limbo è la sua ultima fatica, e l’ennesima conferma che la scrittura è esercizio, oltre che talento.

La storia narra le bellezze e le durezze di un paese dilaniato dalla guerra e, testimone degli scenari di desolazione e scontri duri, è il Maresciallo Manuela Paris, rientrata nella sua casa di Ladispoli dopo un attentato in cui muore uno dei suoi uomini: il più fragile, il più caro.

Il romanzo è articolato su due piani di narrazione tra loro alternati: il presente, scritto da un narratore onnisciente, e gli “Homework” di Manuela, i compiti a casa che rappresentano il diario di guerra che la protagonista dovrà scrivere su suggerimento di uno psicologo militare, nel tentativo di lenire i sintomi del Disturbo post-traumatico da stress che l’Afghanistan le ha regalato.

La narrazione di Melania non è mai banale, anche quando racconta una vita ordinaria e i suoi strazi. Non è mai noia quando scrive i tormenti della Manuela adolescente e del buio in cui procede il suo futuro, che sfocerà in una disperata carriera militare.

Non è nuovo il racconto di un giovane militare alle prese di una pace sanguinosa in un paese in eterno conflitto; pur trattandosi di un militare donna. E’ il suo stile ad essere unico, quello di Melania.

L’arte di scrivere un buon libro, non risiede nella capacità di inventare una storia nuova, ma di raccontarla nel modo più esclusivo.

I due momenti narrativi, il presente e il racconto di guerra, sono scritti senza alcun dislivello di articolazione stilistica, e ciò lo considero un pregio. I dialoghi sono privi di virgolettati, eppure scorrono con una naturalezza tale da lasciar l’illusione che scrivere sia facile.

Nelle pagine del libro sembra di vedere chiaramente le strade, a volte malinconiche, di una cittadina etrusca bagnata dal mare: Ladispoli.

Si sente forte il disagio di una ragazza che si difende dai disastri della sua famiglia cercando nella divisa il suo ruolo nella società. Il primo tentativo fallito di diventare un militare è narrato con lo stile asciutto necessario a non chiedere compassione, ma con l’ efficacia necessaria a dividere quell’esperienza.

Viene voglia di schierarsi subito con Manuela in una scelta che la maggior parte dei lettori non approverebbero.

Nel racconto della missione in Afghanistan e delle manovre militari di un gruppo di ragazzi troppo giovani per trasformare l’addestramento ricevuto in brutale coraggio, risiede il talento di Melania.

Suggerirei a coloro che fossero attratti da Limbo, di leggerlo alle stesse condizioni in cui l’ho fatto io. Accidentalmente costretta a leggere alle prime ore della notte, per mancanza di tempo nel corso del giorno, mi sono abbandonata a quelle pagine in pieno buio ( alle sola luce dello spot da libro), e nel totale silenzio della casa notturna: è stato uno shock!

L’attenta descrizione dei particolari relativi ad un paesaggio che non ho mai visto, mi ha letteralmente catapultato nella polvere di quelle strade sterrate; aggredita da razze velenose di ragni mostruosi di cui ignoravo l'esistena, e disidratata da una calura che mi ha asciugato la pelle in una notte italiana di tarda, fredda primavera.

Ho sentito l’adrenalina salire mentre abbracciavo un fucile che non ho mai neppure sfiorato, e un nodo mi ha stretto la gola per la paura di un agguato che di lì a poco sarebbe arrivato. Ero chiusa in un Lince, al centro di una valle larga come una lingua di biscia, costretta ad indietreggiare di fronte al nemico che conosceva bene quelle montagne magiche quanto insidiose.

Sembrava tutto vero, tanto era preciso nel dettaglio e perfetto nel racconto.

Melania può aver conosciuto l’Afghanistan, ma non credo abbia fatto la guerra. Può aver raccolto testimonianze ( come ha precisato), ma le ha trasformate in sequenze di vita con grande maestria. E’ arte.

Il suo telato è quello di non essere mai approssimativa ma attenta nella ricostruzione di fatti storici, contesti complessi, mondi lontani. Così come ha fatto per Vita, Lei Così Amata, La lunga attesa dell’Angelo, Un giorno perfetto.

La storia di Manuela, nel romanzo, s’avvita a quella di uno sconosciuto che racchiude un mistero. Ho letto autorevoli critiche che definiscono quel passo il punto debole del romanzo, resa alle ansie di un lettore medio. Può darsi.

Io rappresento il lettore medio ( certo incantato dall’autrice), e se Melania ha ceduto alla tentazione di rassicurarmi attraverso il racconto di Mattia Rubino, c’è riuscita.

Per Lei potrebbe essere un fallimento, il mio incantamento, ma se nella mia categoria di “lettore medio” rappresento il mercato, Le auguro di sbancare.

Del resto e a Lei che devo la scoperta di Annemarie Schwarzenbach, per cui Le sarò eternamente grata.

LA LOTTA DI CLASSE DOPO LA LOTTA DI CLASSE - RIFLESSIONI DI LUCIANO GALLINO




Ad Antropos il sociologo Luciano Gallino espone le tesi presentate nel suo ultimo libro La lotta di classe dopo la lotta di classe.
Esiste ancora la lotta di classe? Se sì, chi sono i suoi attori? Qual è la sua principale caratteristica?
Con lui, in studio, Nerio Nesi, già Ministro dei Lavori Pubblici e già Presidente della Banca Nazionale del Lavoro, che potrà spiegare il vero ruolo delle banche nella crisi economica internazionale e la differenza esistente tra imprenditoria bancaria e quella industriale.

mercoledì 2 maggio 2012

UN AMBASCIATORE A TORINO





Il Sindaco Fassino ha dotato Torino di una nuova sruttura che gestirà le relazioni internazionali della città.
A tale riguardo, è stato ufficialmente nominato un consigliere diplomatico, l'Ambasciatore Franco Giordano, che lavorerà a stretto contatto con la neonata struttura diretta da Anna Martina.
L'Ambasciatore e il nuovo Direttore delle Attività Internazionali di Torino sono ospiti ad Antropos