Perché leggo i libri di Melania Mazzucco? Perché vorrei scrivere come Lei.
Limbo è la sua ultima fatica, e l’ennesima conferma che la scrittura è esercizio, oltre che talento.
La storia narra le bellezze e le durezze di un paese dilaniato dalla guerra e, testimone degli scenari di desolazione e scontri duri, è il Maresciallo Manuela Paris, rientrata nella sua casa di Ladispoli dopo un attentato in cui muore uno dei suoi uomini: il più fragile, il più caro.
Il romanzo è articolato su due piani di narrazione tra loro alternati: il presente, scritto da un narratore onnisciente, e gli “Homework” di Manuela, i compiti a casa che rappresentano il diario di guerra che la protagonista dovrà scrivere su suggerimento di uno psicologo militare, nel tentativo di lenire i sintomi del Disturbo post-traumatico da stress che l’Afghanistan le ha regalato.
La narrazione di Melania non è mai banale, anche quando racconta una vita ordinaria e i suoi strazi. Non è mai noia quando scrive i tormenti della Manuela adolescente e del buio in cui procede il suo futuro, che sfocerà in una disperata carriera militare.
Non è nuovo il racconto di un giovane militare alle prese di una pace sanguinosa in un paese in eterno conflitto; pur trattandosi di un militare donna. E’ il suo stile ad essere unico, quello di Melania.
L’arte di scrivere un buon libro, non risiede nella capacità di inventare una storia nuova, ma di raccontarla nel modo più esclusivo.
I due momenti narrativi, il presente e il racconto di guerra, sono scritti senza alcun dislivello di articolazione stilistica, e ciò lo considero un pregio. I dialoghi sono privi di virgolettati, eppure scorrono con una naturalezza tale da lasciar l’illusione che scrivere sia facile.
Nelle pagine del libro sembra di vedere chiaramente le strade, a volte malinconiche, di una cittadina etrusca bagnata dal mare: Ladispoli.
Si sente forte il disagio di una ragazza che si difende dai disastri della sua famiglia cercando nella divisa il suo ruolo nella società. Il primo tentativo fallito di diventare un militare è narrato con lo stile asciutto necessario a non chiedere compassione, ma con l’ efficacia necessaria a dividere quell’esperienza.
Viene voglia di schierarsi subito con Manuela in una scelta che la maggior parte dei lettori non approverebbero.
Nel racconto della missione in Afghanistan e delle manovre militari di un gruppo di ragazzi troppo giovani per trasformare l’addestramento ricevuto in brutale coraggio, risiede il talento di Melania.
Suggerirei a coloro che fossero attratti da Limbo, di leggerlo alle stesse condizioni in cui l’ho fatto io. Accidentalmente costretta a leggere alle prime ore della notte, per mancanza di tempo nel corso del giorno, mi sono abbandonata a quelle pagine in pieno buio ( alle sola luce dello spot da libro), e nel totale silenzio della casa notturna: è stato uno shock!
L’attenta descrizione dei particolari relativi ad un paesaggio che non ho mai visto, mi ha letteralmente catapultato nella polvere di quelle strade sterrate; aggredita da razze velenose di ragni mostruosi di cui ignoravo l'esistena, e disidratata da una calura che mi ha asciugato la pelle in una notte italiana di tarda, fredda primavera.
Ho sentito l’adrenalina salire mentre abbracciavo un fucile che non ho mai neppure sfiorato, e un nodo mi ha stretto la gola per la paura di un agguato che di lì a poco sarebbe arrivato. Ero chiusa in un Lince, al centro di una valle larga come una lingua di biscia, costretta ad indietreggiare di fronte al nemico che conosceva bene quelle montagne magiche quanto insidiose.
Sembrava tutto vero, tanto era preciso nel dettaglio e perfetto nel racconto.
Melania può aver conosciuto l’Afghanistan, ma non credo abbia fatto la guerra. Può aver raccolto testimonianze ( come ha precisato), ma le ha trasformate in sequenze di vita con grande maestria. E’ arte.
Il suo telato è quello di non essere mai approssimativa ma attenta nella ricostruzione di fatti storici, contesti complessi, mondi lontani. Così come ha fatto per Vita, Lei Così Amata, La lunga attesa dell’Angelo, Un giorno perfetto.
La storia di Manuela, nel romanzo, s’avvita a quella di uno sconosciuto che racchiude un mistero. Ho letto autorevoli critiche che definiscono quel passo il punto debole del romanzo, resa alle ansie di un lettore medio. Può darsi.
Io rappresento il lettore medio ( certo incantato dall’autrice), e se Melania ha ceduto alla tentazione di rassicurarmi attraverso il racconto di Mattia Rubino, c’è riuscita.
Per Lei potrebbe essere un fallimento, il mio incantamento, ma se nella mia categoria di “lettore medio” rappresento il mercato, Le auguro di sbancare.
Del resto e a Lei che devo la scoperta di Annemarie Schwarzenbach, per cui Le sarò eternamente grata.