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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


martedì 23 settembre 2014

SUMMIT SUL LAVORO. TORINO CAPITALE DEL SOCIALE




In occasione del Semestre italiano di Presidenza U.E. Si terrà a Torino la Conferenza sulla tutela dei diritti fondamentali

Conferenza di alto livello sulla Carta Sociale Europea. Non poteva accadere in un momento migliore, in pieno regime di austerità e di lotta sindacale per la difesa dell'articolo 18.
Il Summit previsto a Torino il 17 e il 18 ottobre, in realtà, rispetto alla nostre tristi vicende sindacali avrà un raggio di intervento di più largo respiro, sia geografico (l'intero ambito europeo ), che di contenuto, ponendo come obiettivo proprio la difesa dei diritti fondamentali.
Il punto di partenza è la Carta Sociale che venne firmata, proprio a Torino nel 1961; l'obiettivo è quello di mettere a confronto i ministri del lavoro e gli esperti dei 47 paesi membri del Consiglio d'Europa al fine di dare nuovi impulsi all'economia e alla produttività, nel rispetto del diritto dei lavoratori.
Alla Carta riesaminata, dunque verranno aggiunti nuovi diritti ed emendamenti.
Il diritto alla protezione contro la povertà e l'esclusione sociale; diritto alla casa; protezione in caso di licenziamento; diritto alla protezione contro le molestie sessuali e a altre forme di molestie; diritti dei lavoratori aventi delle responsabilità familiari all'uguaglianza di opportunità e di trattamento; diritti dei rappresentanti dei lavoratori.
Tra gli emendamenti, il rafforzamento del principio di non discriminazione; miglioramento dell'eguaglianza donne/uomini in tutti i campi coperti dal trattato; maggiore protezione della maternità e protezione sociale delle madri; migliore protezione sociale, giuridica ed economica dei minori lavoratori; migliore protezione delle persone handicappate.
Sembra che il Consiglio d'Europa, insieme alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Mondiale, abbia preso atto dei gravi errori compiuti nell'ambito delle manovre politiche di austerità ( come quelle applicate i Grecia) che non hanno tenuto conto delle misure di carattere sociale, provocando gravi disagi alla popolazione.
Oggi, l'azione delle forze europee è destinata a definire il livello di povertà relativa e povertà assoluta di un cittadino a cui va garantita la difesa della umana dignità.
La vice -segretaria del Consiglio d'Europa, Gabriella Battaini Dragoni ha dichiarato che la scelta della sede del summit è caduta su Torino perché è stata riconosciuta, all'unanimità “capitale del sociale”.
Per l'occasione, saranno presenti in città anche il Presidente della Camera Laura Boldrini, il Ministro del Lavoro Poletti, il Segretario Generale CDE Thorbjorn Jagland.

Il dibattito che si sta tenendo nel nostro paese in merito all'articolo 18 è una materia troppo legata al localismo di un paese per essere discusso in un ambito così vasto. Sicuramente, il summit di Torino favorirà l'occasione di una più approfondita riflessione.

mercoledì 10 settembre 2014

BIRDMAN: la fragilità di un volo piumato.




Si è aperta con il film di Alejandro Gonzales Inarritu la 71' Mostra del Cinema di Venezia. Si parla già di candidature all'Oscar.

Cosa fa di un film un bel film?
Per molti la capacità tecnica di lunghi piani sequenza, per altri gli effetti speciali, la recitazione, la fotografia, la storia, i costumi, le ambientazioni.
Per molti, un film deve avere la forza e la magia di spiegare l'essenza della vita, quella che ci attraversa dentro, come “Birdman”, il film che ha aperto la 71' Mostra del Cinema di Venezia.
E' tecnicamente ben fatto, con lunghi efficaci piani sequenza e perfettamente recitato da un cast impeccabile, ma la sua forza è quella di raggiungerti con la violenza di una scudisciata: una storia angosciante e divertente nel contempo, con passaggi continui tra realtà e surrealtà, grottesca, drammatica e poetica.
Alejandro Gonzales Inarritu, il regista messicano al suo sesto (bel) film, ha voluto raccontare la storia di una vecchia celebrità che, caduta nell'oblio, cerca un riscatto nel teatro misurandosi con la sua mancanza di talento.
Il vago parallelismo tra la storia di Riggan Thomson, il protagonista reso famoso dal fantastico personaggio piumato”Birdman”, e Michael Keaton, che fu il celebre “Batman, rende seducente la lettura ma inopportuno ogni accostamento con questo grande artista, che ha vissuto serenamente e che ha interpretato con la profondità necessaria il dramma di un fallimento.
Il regista ha voluto cogliere e raccontare l'attimo di vita di un uomo in cui muore il futuro, quindi anche i suoi desideri: la consapevolezza dei propri limiti e l'incapacità ad accettarli; l'asfissia a cui ti condanna la gabbia del successo costruito sulla celebrità, e non sul talento, esattamente come il ridondante mondo dei social network, per cui puoi esistere solo per il crudele senso del ridicolo.
Proprio come un grande uccello piumato che batte incessantemente contro una finestra chiusa, il protagonista combatte inutilmente contro un mondo che non lo tirerà fuori dal suo personaggio insulso. La sua realtà ben s'intreccia con il breve racconto dolente di Raymond Carver “ Di cosa parliamo quando parliamo d'amore”, e la finzione teatrale diventa il percorso illuminato nei tortuosi corridoi bui dell'animo del protagonista.
Ma il film fa luce su molti di noi. Su un comprimario grottesco e crudele, ma soprattutto irrisolto ( Edward Norton), su due attrici coprotagoniste che, seppur impeccabili sulla scena, non hanno saputo governare la propria vita ( Naomi Watts e Andrea Rsiborough); su una figlia infelice e tossicodipendente, incapace di guardare la vita oltre il suo dramma interiore; sul ruolo dell'amico produttore, abbastanza affettuoso e cinico, come le due anime richiedono.
E fa ancora spietatamente luce, sul mondo della critica, animato da guardoni affamati di insuccessi, e sul mondo virtuale del social network, unico ambito deputato a certificare l'esistenza di un cristiano.
E' un film sano, perché contiene in sé ogni elemento necessario a riflettere. Per ognuno di noi.
E' scomodo, come una poltrona poco accogliente. Feroce, come uno specchio che rimanda, inesorabilmente, ogni dettaglio pietoso dell'immagine.
Ma è poetico, perché racconta la fragilità che non sa abbandonarsi all'indifferenza. Descrive l'infrangersi delle emozioni che si schiantano sugli scogli della vita generando il devastante, imperscrutabile fenomeno della solitudine.
Bravissimo Inarritu, per aver fatto questo film.
Bravissimo Alberto Barbera per averlo scelto come film di apertura di questa mostra che si annuncia magnifica.



San Biagio Festival: è subito magia!




Mi trovo in Umbria perché qui ci sono le mie radici, pur abitando lontano da questa terra.
Mi sembrava il luogo ideale per finire il libro che sto scrivendo, e la via migliore per raggiungere il luogo più lontano: me stessa.
E' proprio tra le colline del Perugino che la sera del 22 agosto ho raggiunto il Monastero di San Biagio per l'inaugurazione dell'ottava edizione del suo Festival di concerti di musica classica.
E' incredibile il senso di serenità che può infondere un antico monastero templare in cui trovavano riparo i pellegrini che, diretti verso la Terra Santa, transitavano per la via Flaminia.
Un luogo che mostra tracce di vita fin dal 900 d.c., in cui il lavoro paziente e saggio dei monaci che lo abitavano, lo trasformava nell'approdo più accogliente per le anime.
Sprigiona un'atmosfera suggestiva e autorevole che solo un luogo sacro può infondere, anche in uno spirito laico come il mio, imponendo un istintivo rispetto e una forte spinta alla riflessione interiore.
E' stata una grande intuizione, quella che otto anni fa ha dato vita ad un festival di concerti di musica classica.
Il potere emotivo della musica sembra rafforzare la seduzione del luogo e un concerto diventa un lungo viaggio attraverso se stessi.
L'inaugurazione a cui ho partecipato prevedeva un programma ardito: il Trio per flauto, violoncello e pianoforte di Bohuslav Martinu, “Il Carnevale degli animali” di Camille Saint Saens e “Las Cuatro Estaciones Portenas” di Astor Piazzolla. L'esecuzione era affidata al FortePiano Trio composto da Leonora Armellini al pianoforte, Tommaso Benciolini al flauto e Ludovico Armellini al violoncello.
La piccola sala era gremita da un pubblico formato da affezionati e auditori di passaggio, tutti pronti all'ascolto ma ancora ignari del piccolo miracolo.
Dopo un'esecuzione corretta delle musiche di Martinu, fin dalle prime note de “Il Carnevale degli Animali” di Saint Saens, l'atmosfera è diventata più densa, l'attenzione più profonda.
E' un compositore appartenente al Neoclassicismo e strettamente legato alla tradizione, eppure, dotato di un'abilità straordinaria che gli ha permesso di sperimentare forme nuove nell'elaborazione tematica.
Le sue opere levigate, logiche, mai eccessive, hanno rappresentato il più alto collegamento stilistico tra Liszt e Ravel e ne Il Carnevale sembra emergerne tutta la forza: uno splendido “gioco” musicale con cui Saint Saens rappresentò il mondo animale alludendo al genere umano, di cui provò un ingiustificato pudore professionale.
Il FortePiano Trio ha eseguito l'opera con stupefacente rigore nei confronti delle intenzioni della composizione: dolce, goliardica e frenetica a tratti, secondo le necessità della rappresentazione.
Il concerto prevedeva, nel finale, “Las Cuatro Estaciones Portenas” di Piazzolla, opera che ha acceso la platea come un rogo improvviso.
La forza della musica di questo compositore sembra essersi rigenerata nel forte contrasto con i puristi del tango argentino che hanno considerato per anni Piazzolla un compositore dissacrante. Invece, proprio il suo lavoro di riformatore del tango e strumentista d'avanguardia, ha permesso di realizzare opere di indiscussa bellezza che hanno ottenuto, nel tempo, i più prestigiosi riconoscimenti. E' stato il suo coraggio ad introdurre elementi del jazz e strumenti inusuali nel tango, e la straordinaria tenacia del Maestro Aldo Pagani, a svolgere la più efficace divulgazione delle opere . Il cinema scoprì questo grande artista e se ne innamorò. Da Bellocchio a Rosi, da Fernando Solanas a Terry Gillian, fino a Salvatores.
I tre giovani esecutori sono stati all'altezza del suo eclettico vigore e hanno saputo ben condurre il passaggio dai virtuosismi matematici di Saint Saens, alle frenesie struggenti del maestro argentino.
E' stato tenerissimo e entusiasmante ritrovare Leonora Armellini che avevo ascoltato esibirsi come giovane pianista nelle “Serate Musicali” milanesi di MiTo, intuizione formidabile del Maestro Restagno. Ora è una pianista formata e di grande talento, come i suoi compagni Tommaso e Ludovico.
Non era il primo concerto che ascoltavo a San Biagio, e so bene che l'alto livello di preparazione dei suoi artisti è una buona certezza del Festival.
Probabilmente il fatto di aver lavorato per anni in una fondazione lirico sinfonica mi aiuta a capire con più facilità le molteplici difficoltà che si possono incontrare organizzando una


rassegna musicale, nel tentativo di garantirne la qualità artistica e l'efficenza organizzativa.
Con una differenza: una grande istituzione può fare leva sulla propria forza rappresentativa e finanziaria, mentre una giovane organizzazione deve puntare solo sulle proprie forze e capacità.
Ecco perché penso che Mirko Fava e Anna Villani, direzione artistica e organizzativa, abbiano fatto un lavoro egregio nei confronti di una rassegna che, per di più, è gratis.
E' stato un bel risultato il riconoscimento al festival da parte dei comuni di Assisi e Nocera Umbra che lo hanno accettato nei propri confini.
Merita una lunga vita questo festival ci cui , sono sicura, beneficerà anche il mio libro strutturato sulla musica.
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