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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


martedì 21 febbraio 2012

GOVERNO MONTI : 100 VOLTE GRAZIE




Ad un passo dai cento giorni di governo tecnico, l’Italia trae le sue conclusioni.

Furono i primi cento giorni di governo condotti dal Presidente americano Franklin Delano Roosevelt durante la delicata fase della Grande Depressione, a trasformare questo segmento di periodo, in unità di misura per una prima analisi di operato governativo. Dunque, oggi, ad un passo dai cento giorni del governo Monti, gli italiani possono fare un bilancio.
Non si tratterà, però, di un consumato rituale, ma del delicato passaggio dalla Seconda Repubblica, ormai dichiarata morta, alla Terza, piena di speranze.
E’ indiscutibile la straordinaria capacità che ha avuto questo governo tecnico di deviare il percorso rovinoso che stava conducendo il nostro paese al fallimento, e ammirevole il repentino recupero di credibilità che l’Italia è riuscita ad ottenere nella scena internazionale.
Il paese era allo stremo delle forze e, nella condizione di “sorvegliato speciale”, nessuno era più disposto a dargli fiducia. La classe politica s’affannava ad azzannarsi in televisione, aumentando sempre più la consapevolezza delle irrepararabili fratture tra le forze che ci avrebbero dovuto guidare: non avevamo più speranze.
Certo, non tutto sta procedendo secondo gli ambiziosi obiettivi e, seppur con grande riconoscenza per il lavoro finora svolto, dall’ analisi dettagliata dei provvedimenti adottati emerge qualche aspettativa disattesa, ma nulla a che vedere con la triste paralisi che colpiva il nostro paese solo tre mesi fa.
Era una guerriglia quotidiana in cui tutti lottavano contro tutti per la difesa di un pugno di elettori orami sempre più sfiduciati, e quel martirio ci condannava da una lenta asfissia che ci avrebbe condotto alla morte, cioè all’espulsione dall’Europa.
“Grazie” è una parola d’obbligo per ognuno degli interventi operati dal governo Monti.
Grazie per aver restituito al paese una credibilità internazionale che si credeva perduta, e per aver riscattato gli italiani dal clichè di arruffoni, incapaci e corrotti.
Grazie per aver bocciato con fermezza la candidatura alle Olimpiadi di Roma del 2020, perché la saggezza suggerisce che , in un momento di difficoltà finanziaria, l’evento non sarebbe stato uno stimolo alla crescita ma un ulteriore occasione di sperpero e corruzione. A tal proposito, sarebbe stato opportuno bocciare anche l’Expo di Milano ( gli eventi in Italia non hanno speranze di salvezza, ovunque avvengano).
Grazie per aver formulato il decreto salva Italia che prevede una manovra da 20 miliardi in tre anni. Era un compito difficile e la necessaria rapidità lo rendeva impossibile.
Grazie per aver dato vita all’articolo 36 del suddetto decreto, quello che permetterà di combattere gli intrecci di potere che stritolano il nostro capitalismo. Questa norma impedisce ad un consigliere di amministrazione di sedere nel consiglio di due imprese finanziarie o assicurative concorrenti: insperata conquista!
Grazie per aver operato una riforma delle pensioni senza provocare la rivoluzione sociale.
Grazie per aver dato vita alla prima vera lotta all’evasione, che prevede l’abolizione del segreto bancario e la tracciabilità delle transazioni finanziarie. La tassazione degli immobili per finanziare gli enti locali, ci equiparrà al resto del mondo.
Grazie, infinitamente grazie, per aver previsto la tassazione del patrimonio di proprietà della Chiesa: nessuno avrebbe avuto tanto coraggio. Niente giustificava più tanto sperpero.
Grazie, anche se non tutto risulta perfetto
Non convince la riforma del mercato del lavoro per la quale il Presidente Monti ha operato una scelta accorta sul piano internazionale, quanto insufficiente su quello interno. Le riforme avviate rappresentano una risposta precisa alla lettera, inviata a novembre, dal commissario europeo Ollin Rehn ,che sarà certamente contento ma, tenuto conto del disastroso quadro economico , senza una politica di occupazione è difficile che le riforme legislative adombrate creino il necessario numero di posti di lavoro, e la conseguente ripresa del mercato del lavoro.
Un calo di entusiasmo si è registrato a proposito nel campo delle liberalizzazioni.
L’esito di queste riforme è ancora appesa al filo degli emendamenti che il Parlamento approverà nei prossimi giorni.
Certo, il grande merito da riconoscere al governo tecnico è stato quello di aver inserito il provvedimento nell’agenda della politica e nella mentalità degli italiani. Merita fiducia, questoa decisione che è ancora tutto da dimostrare.
La perplessità resta anche per ciò che attiene alla riforma delle pensioni, perché l’eliminazione delle indicizzazioni di parte delle pensioni è profondamente iniqua: si sarebbe dovuta fare in base ai contributi versati in passato.
Se è un successo la lotta all’evasione, è ancora mancante una vera politica fiscale e ciò su cui, per ora, si è spento il sorriso degli italiani, sono i provvedimenti per i tagli ai costi della politica. Sparirà davvero il sottobosco politico di province e fondazioni?
Si, c’è qualche cosa da limare nel lavoro di questo governo ma il senso di rassicurazione, ammirazione e stima che ha prodotto in ognuno di noi è un valore inestimabile.
L’avevano definito un governo “tecnico”, come se l’aggettivo ponesse un’ombra di incompetenza rispetto alle abilità politiche. E’ stata la sua forza, potendo operare in piena libertà dai vincoli che la politica, stanca e corrotta, impone. Ciò che , però, ha fatto la differenza è stata la grande competenza, che non si vedeva da anni a Palazzo, e la straordinaria “capacità politica” di Monti e del suo Governo, che ha spiazzato i mestieranti improvvisati della politica.
Un governo che ha saputo operare quelle riforme che i predecessori avevano solo enunciato e poi schiacciato tra le loro opposte maggioranze; che ha saputo dialogare con scioltezza e autorevolezza con i paesi europei, gli Usa e l’inestricabile, impenetrabile mondo del Vaticano; che tratta con sindacati e Confindustria, ma che non si perde nella palude delle infinite trattative prendendo decisioni entro le scadenze previste. Indipendentemente da tutti.
Un governo tecnico che ha compiuto, con il suo operato, il più grande insegnamento politico.

Io ne sono commossa. Come tutti gli italiani…..