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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


venerdì 6 dicembre 2013

RENZI A TORINO AD UN PASSO DALLE PRIMARIE






Matteo Renzi approda al Lingotto di Torino per la penultima tappa del tour per le primarie. Intervista di Mario Calabresi. Il discorso di Piero Fassino apre l'incontro.

La sala Gialla del Lingotto di Torino, quella in cui Walter Veltroni nel 2007 lanciò il Partito democratico, oggi era gremita già un'ora prima dell'arrivo del Sindaco di Firenze, Matteo Renzi.
Ha aperto l'incontro il Sindaco di Torino Piero Fassino, che con il suo discorso ha decretato il suo appoggio al candidato.
Ha ricordato che Matteo parla al paese intero e che bisogna confrontarsi con una sinistra che non ha paura per guardare al cambiamento. Le sue parole sono, come di consueto, autorevoli, serie, tipiche di chi non scherza mentre arringa. Il pubblico applaude come fosse riconoscente per tanta determinazione in un momento in cui ogni certezza sembra svanire. E, forse, applaude alla probabilità che possa diventare Presidente del partito.
Matteo arriva in ritardo e, prima di iniziare, si scusa con i presenti per la mancata puntualità.
Sfoggia la sua aria scanzonata ma grintosa. Gesticola, dialoga con il pubblico, racconta aneddoti ( anche calcistici ), recita, eppure, ogni sua affermazione sprigiona forza, entusiasmo, estrema serietà verso la necessità di concretezza. Di fatti concreti, quelli che nessun governo ha mai compiuto.
Mario Calabresi lo intervista incalzando con domande ironiche, quasi pungenti: “Prodi ha detto che alle primarie voterà, ma per salvare il bipolarismo. Tu cosa rispondi?” “E' possibile fare il Sindaco di Firenze ed il Segretario del partito contemporaneamente?” “Se da lunedì sarai Segretario qual è il primo gesto che farai ( e che potrebbe fare titolo)?”
Per Matteo ogni provocazione è un'occasione ghiotta per fare spettacolo. E' a suo agio e trasforma i momenti critici in gag.
Poi, decide di vestire i panni del futuro leader e inizia ad elencare i punti del suo programma. Intenzioni e soluzioni.
Parte dalla riforma elettore e spiega che il suo obiettivo è quello di studiare il miglior tecnicismo per garantire cinque anni di lavoro stabile al governo vincente.
Passa al taglio dei costi alla politica: abolizione del Senato ( che diventerebbe Camera delle Autonomie) e taglio dello stipendio ai consiglieri regionali, i quali non potrebbero guadagnare uno stipendio maggiore di quello percepito dal sindaco.
Annuncia la volontà di studiare un metodo di semplificazione del sistema burocratico, e una politica intenta a sostenere il lavoro dei giovani, non solo delle strutture dedite alla formazione. Elogia la green economy e la sua potenzialità nel creare posti di lavoro.
Diventa serissimo quando spiega la necessità di intervenire nel mondo della scuola per garantire un buon sistema educativo senza il quale un paese non può sopravvivere.
Continua la sua arringa in pieno fair play. Nessun attacco a Bersani ( già sconfitto dalla storia), o per ai due candidati Cuperlo e Civati. Massimo rispetto per gli avversari. Punta gli occhi negli occhi della platea e ricorda a tutti che i nemici sono Beppe e Silvio: il primo non ha combinato nulla, ma sa fare un'opposizione efficace; il secondo ha fatto danni, ma sa comunicare.
Non critica Letta, ma lo esorta ad azioni concrete.
Non si accanisce contro il modello di partito strutturato suggerito da Bersani, e che la storia ha dimostrato inefficace, ma suggerisce la propria idea di partito con una struttura a rete in cui ogni piccolo circolo potrà decidere alla stregua dei vertici.
E' proprio capace a catturare la platea. Convince, diverte e rassicura.
Il suo obiettivo principale? Recuperare i milioni di voti persi: possibilmente anche a destra.