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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


giovedì 17 febbraio 2011

NUCLEARI E RINNOVABILI – PERCHE’ SCEGLIERE


Diversificazione delle fonti sembra l’appello lanciato nel corso di un convegno organizzato da Confindustria Piemonte, con illustrazione di scenari tra utopia e realtà


Nucleare e rinnovabili : l’eterno dualismo, le soluzioni compatibili in continuo conflitto, la complementarietà che non trova pace.
Del ricorso alle fonti alternative di energia, e della costruzione di nuove centrali nucleari, si è parlato nel convegno che è stato organizzato a Torino, in palazzo Barolo, da Confindustria Piemonte, il 4 febbraio 2011.
Affrontare i problemi legati alla produzione di energia è inevitabile se si tiene conto di qualche dato: l’attuale popolazione mondiale (6,7 miliardi di persone) è cresciuta del 12% negli ultimi 10 anni ( 300.000 nati al giorno circa), mentre il fabbisogno di energia primaria è aumentata del 20% e quello di elettricità, di cui 1,6 miliardi di persone ne sono prive, del 30%.
L’energia prevista per il 2030 e di 1,8 volte quella del 2007 e assorbirà, per la sua produzione, il 44% delle risorse energetiche ( 36% nel 2007).
Questi i dati presentati da Alessandro Clerici, Presidente Onorario Wec e Coordinatore Task Force Energy Efficiency Confindustria il quale, attraverso una dettagliata presentazione, ha dimostrato che le centrali nucleari appartengono ad una tecnologia matura ed affidabile, se pur perfezionabile.
Ha spiegato che il tempo di funzionamento delle centrali è stato originariamente autorizzato fino a 40 anni e che, sulla base di periodiche verifiche di sicurezza, può essere esteso fino a 50/60 anni ( le centrali più veccie concentrate in Europa Occidentale e in Nord America). Ciò comporterebbe, secondo Clerici, un maggiore fattore di stabilità per i prezzi dell’energia elettrica e per la sicurezza degli approvvigionamenti portando, nel contempo, sostanziali contributi alla riduzione delle emissioni.
Tenuto conto di tutto ciò, l’Europa dovrà rimpiazzare oltre 300.000 MW di centrali obsolete. Come poter pensare che possano essere sostituite dai settori eolico e fotovoltaico?
Secondo il Prof. Cesare Boffa, Presidente Fire, le fonti rinnovabili sono una categoria omogenea solo ideologicamente, in realtà, sono molto diverse tra loro. Il loro sviluppo richiede conoscenze complesse( dalla termodinamica alla fluidodinamica, dalla teoria delle combustioni alla fisica dello stato solido). Sicuramente anche l’influenza dei pregiudizi e dei luoghi comuni gioca un ruolo fondamentale al loro sviluppo.
Boffa sostiene che pur trattandosi di risorse disponibili in grande quantità, sono fonti diluite, discontinue e imprevedibili e ciò rende il loro utilizzo molto complesso.
Attualmente l’impatto percentuale delle fonti rinnovabili di energia su scala mondiale sono le seguenti: idroelettrico 6,1%, biomasse 3,8%, eolico 0,19%, geotermico 0,05%, solare fotovoltaico 0,01%.
E’ indubbio che vi è ampio spazio per ottenere esponenziali progressi nel settore: la potenza installata eolica può raddoppiare ogni tre anni e quella fotovoltaica ogni due. Non bisogna dimenticare, però, che il loro sviluppo è, in buona parte, dovuto agli incentivi che, secondo l’Autorità, peseranno per oltre 7 miliardi di euro nell’anno 2020 e per 15 – 20 anni con un incremento di oltre il 25% delle bollette delle PMI.
Nel contempo, è sempre più urgente estendere una normativa ancora poco diffusa ( p. es. la regolamentazione dell’uso dei terreni da dedicare all’eolico in Italia esiste solo in Piemonte), mentre sono ancora troppo alti i costi relativi ad un’ adeguata rete di trasporto dell’energia prodotta.
E’ innegabile il fascino di grandi progetti studiati nel mondo per lo sfruttamento di fonti rinnovabili come Finngrunden in Svezia, North Sea supergrid, Masdar city ad Abu Dhabi o Desertec nella regione Mena e indiscutibile è il loro contributo nel modificare una cultura diffusa di attenzione al consumo energetico.
Come risolvere, dunque, l’eterna diatriba tra ricorso al nucleare o alle rinnovabili?. Forse solo decidendo che non sono tra loro in contrapposizione ma assolutamente e necessariamente complementari, e questo è sembrato il messaggio suggerito dalla giornata di studi organizzata da Confindustria Piemonte.
Special Guest, assente per onestà intellettuale visto che non ha ancora ricevuto l’annunciato incarico di Responsabile dell’Agenzia per la Sicurezza Nucleare, il Prof. Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale che ha, però, chiarito, in altre sedi, il suo parere nei confronti di una scelta che ancora oggi terrorizza l’opinione pubblica.
“L’idea che il nucleare possa aumentare il rischio-cancro è infondata – sostiene il Professore – Non vi è combustione, non ci sono emissioni e non c’è diffusione di cancerogeni. L’unico rischio per la salute può derivare dal rischio di incidenti agli impianti, un evento oggi assolutamente improbabile. Addirittura, l’energia nucleare può ridurre il rischio di tumore perché riduce i cancerogeni prodotti dalla combustione del petrolio”.
Le sue parole obbligano ad una riflessione in merito alla diffidenza che ancora oggi incombe sul nucleare, tenuto conto che questo garbato signore ha dedicato la sua vita alla ricerca per la tutela della salute. Diffidente è la politica, che lo vorrebbe schierato per un partito, ma è facile capire come una mente illuminata dalla luce della scienza, ignori gli stretti, angusti, claustrofobici meandri della politica….