venerdì 15 aprile 2011
Nel corso di Biennale Democrazia che si è svolto a Torino, il Teatro Carignano ha ospitato Federico Rampini, Pietro Garibaldi e Ferruccio De Bortoli, in qualità di moderatore, per affrontare il tema “Democrazie senza sviluppo, sviluppo senza democrazie”.
La conferenza ha avuto inizio sulla base di un’ apprezzata analisi che il Prof. Garibaldi ha presentato circa il ruolo fondamentale che il capitale umano ( istruzione ) e la democrazia svolgono nella crescita di un paese, sottoponendo la platea ad una provocazione : la democrazia, rispetto alla crescita di un paese, può sortire due effetti, uno positivo ed uno negativo.
Il primo effetto si ottiene quanto l’esercizio della democrazia avviene con un certo “controllo”, il secondo, quello negativo, quando l’uso eccessivo dello “strumento democrazia” comporta, come estrema conseguenza, una certa “lentezza di sistema”.
Ciò si traduce nel principio che un basso livello di libertà politica aiuta lo sviluppo del paese, mentre la crescita eccessiva della stessa libertà, lo rallenta. Ma è indubbio e incontrovertibile, che solo un sistema democratico favorisca lo sviluppo di un paese.
A questo punto, inizia l’intervento di Rampini che pone un quesito iniziale : come è possibile che in un momento di così grave crisi economica del mondo occidentale un paese come la Cina, che non è esattamente una democrazia, stia ottenendo un tale tasso di crescita economica?
Come si spiega la difficoltà che Obama incontra nel costruire una rete ferroviaria ad alta velocità tra Los Angeles e San Francisco, mentre la Cina ha creato la più lunga e sofisticata esistente?
Rampini ha ricordato quanto la Cina abbia speso nella formazione del capitale umano ( il livello di preparazione degli studenti cinesi è primo al mondo, mentre quello americano è scivolato al venticinquesimo), pur restando un dato drammatico le condizioni di ignoranza dei ragazzi delle estreme campagne cinesi.
Incontrovertibile, spiega Rampini, il progresso dei paesi del “BRICS”, ossia Brasile, Russia, India, Cina e Sud – Africa, le grandi economie emergenti che hanno attirato l’attenzione dei più lungimiranti finanzieri e che, nel tempo, hanno suggerito ai governanti l’idea di unire le proprie forze in incontri che, indubbiamente, producono più accordi e risultati del G20. Come si spiega tutto ciò?
Perché i BRISCS oggi rappresentano grandi esempi di democrazia, compresa l’India che, sfatando ogni remora occidentale, dal 1947 ha sviluppato, ininterrottamente, una grande cultura democratica. Settecento milioni di elettori ( su circa un miliardo di abitanti), non rinuncia a quello strumento fondamentale che è il voto, soprattutto se appartenenti alle classi più svantaggiate della popolazione. L’esistenza delle caste, a differenza di quanto erroneamente crede l’occidente, rappresenta un retaggio della cultura induista.
Anche il Brasile emerge come esempio, rappresentando l’unico caso al mondo di sviluppo economico e di diminuzione della disuguaglianza sociale nel contempo.
Ciò premesso , a parte la Russia,che non si può definire esattamente un esempio di democrazia, i paesi del BRICS hanno fondato la propria crescita sul modello democratico.
Continuando nella sua analisi, il Prof. Garibaldi ha fatto presente quando incida, nella crescita di un paese, lo stretto legame tra il reddito pro – capite dei governanti e la crescita stessa, ossia quanto pesi il rischio di “abuso di potere”.
A tale proposito, ben calzano gli esempi di colonizzazione che ci propone la storia, individuando i due modelli di riferimento: le colonie “estrattive” ( in cui i coloni occupano un paese estraendone ricchezze), e quelle “Istituzionali”( in cui i coloni si trasferiscono nei paesi occupati ricreando il sistema di istituzione e la difesa della proprietà, utili alla crescita del paese colonizzato).
Un esempio attuale per tutti: la Norvegia che ha recentemente scoperto ( venti anni fa), ingenti risorse petrolifere e che ha instaurato un sistema di investimento di una parte degli introiti nelle politiche sociali, rinunciando alla espropriazione dei capitali da parte dei governanti, Ciò ha prodotto nel paese, un “problema di credito” e non di “debito” pubblico.
Ben diversa, è stata la gestione delle risorse naturali da parte delle dittature, in cui il capitale è servito ad aumentare il livello di ricchezza dei governanti e la disuguaglianza sociale nel paese.
Cosa ancora può incidere nello sviluppo di un paese?
Banalmente…. la libertà e l’indipendenza delle magistrature..
Rinunciando al facile esempio dell’italia, Rampini ha scelto di citare gli Stati Uniti, in cui i due prossimi candidati alle elezioni ( tra cui Obama), si preparano ad affrontare quelle che saranno le campagne elettorali più finanziate della storia ( un miliardo di dollari…).
Come si può pensare che tanto capitale non arrivi dai poteri forti ( tra cui società petrolifere e finanzieri), e che in futuro tali finanziatori non chiederanno il loro risarcimento politico?
Cosa resta da fare all’Italia, alla luce di questa analisi, per auspicare una maggiore crescita?
Forse, gestire bene il capitale umano e la sua formazione, chiedere ed offrire più partecipazione, fornire corretta informazione, garantire la democrazia.
La platea ha applaudito, soprattutto alla speranza che non sia solo una splendida utopia.