Lorella Zanardo
Nessuna donna
intelligente, colta o meno, oggi penserebbe di festeggiare l'8 marzo
secondo i dettami di una festa diventata il trionfo del cattivo
gusto.
Ben diverso, invece,
pretendere che questa data, maltrattata da una cattiva influenza
commerciale, torni ad essere il pretesto per parlare di un tema
tragicamente attuale: il crescente fenomeno della violenza sulle
donne.
L'evoluzione della specie
impone che non si parli più della donna come di una minoranza da
proteggere, e che le prospettive di vita non prevedano un “settore
femminile” come si trattasse di una nicchia in difficoltà ma, nel
caso del femminicidio, bisogna ammettere che il dramma è
riservato solo alle donne.
E' una dato oggettivo, non
è un'opinione.
A Torino, il Sindaco
Fassino, ha avuto la sensibilità di riservare la prestigiosa Sala
Rossa del Comune per una Lectio Magistralis della scrittrice Lorella
Zanardo sul tema “L'immagine della donna nei media italiani”:
nessuna retorica, molto interessante.
Ammetto, ho partecipato
non completamente convinta che non avrei trovato l'incontro carico di
retorica. Sbagliavo.
Lorella Zanardo è ciò
che, con termine inflazionato, definiremmo “soggetto comunicativo”,
ma lontana da ogni arteficio di bassa lega.
“Comunicativo” è,
spesso, un politico bugiardo o un leader ciarliero, un artista
incapace o un opinionista disinformato. Qualche volta no.
Qualche volta, come nel
caso della Zanardo, è solo molto capace di raggiungere il suo
obiettivo. Catturare l'attenzione e la coscienza della platea.
Per chi, come me, ha
vissuto troppe primavere per non avere partecipato a troppi dibattiti
sulla questione femminile, era alto il rischio di trovare superata la
tematica.
Viviamo confortate
dall'idea che molto è stato ottenuto nella lotta per la parità dei
sessi e l'emancipazione della donna ma le parole dalla Zanardo mi
hanno velocemente ricondotto alla realtà.
Dove ha origine la
spietatezza che conduce al fenomeno della violenza sulle donne, i cui
episodi sono diventati fatti ordinari di cronaca? Qual è la trappola
in cui resta incastrata una cultura che abbiamo impiegati anni a
modificare?
L'intervento della Zanardo
non era carico di parole, quanto di immagini.
Stralci di programmi
televisivi, spot e campagne pubblicitarie che hanno per “oggetto”
il corpo delle donne.
Nulla di nuovo, ma
drammatico. Quelle immagine selezionate, assemblate e proposte come
oggetto di discussione sono state un vero shock.
Immagini che piombano ogni
giorno nelle nostre case all'ora di pranzo o di cena, come le
sequenze più rassicuranti per una società evoluta e invece sembrano
un tuffo nel più retrogrado, oscuro, passato
Non era in discussione il
nudo femminile, che la Zanardo esalta quando è cornice di un
contesto artistico, ma il ruolo impietoso riservato alle donne in
spazi televisivi e pubblicitari offerti da media di portata
nazionale, quei format a cui hanno accesso i nostri figli, le
generazioni del futuro.
Non eravamo solo signore
mature, nella platea della Salsa Rossa. Con noi sedevamo molti
ragazzi e ragazze portati dalle scuole. Facce intelligenti e
perplesse, un po' intimiditi dal luogo e dalla consapevolezza di non
aver mai riflettuto davvero sulla natura dei messaggi che la
televisione propina loro.
Facce attonite e in preda
al rossore, ma intelligenti. Straordinariamente intelligenti.
Per loro la Lectio non
sarà stata “tempo perduto”.