E'
stato presentato a Torino, nel corso della manifestazione “Portici
di Carta”, il libro “Strade parallele” di Fiorenzo Alfiere e
Leonardo Menon. Un dialogo tra nonno e nipote, una riflessione
profonda tra Educatore e studente sulla attuale situazione della
didattica italiana.
Dopo
un periodo di forzata inattività giornalistica, dovuta ad impegni su
altri fronti, torno a scrivere per il giornale che mi ospita, con la
facoltà ( peraltro non nuova) di scegliere l'argomento da trattare.
Preziosa opportunità.
Il
dovere di cronaca dovrebbe indurmi ad occuparmi della crisi
dell'attuale contesto politico italiano, devastato ( o sollevato...)
dalla fine del Ventennio Berlusconiano, dal disgregamento e
ricompattamento della sinistra fragile e confusa, dall'andamento
oscillante dei mercati che, fortunatamente, hanno acquisito una
sorta di sana indipendenza dai tristi fatti di lotte intestine.
Qualcosa
però in me si ribella. Un sano distacco da eccesso d'informazione
che ci raggiunge ovunque e in qualsiasi momento della giornata e che,
senza soluzione di continuità, narra le vicende politiche con
affanno, correttezza, meschinità, ingenuità, speranza o
disperazione, secondo la fonte che le tratta.
Ciò
premesso, racconterò di un libro che affronta il delicatissimo,
irrisolto problema dell'educazione scolastica, dei suoi limiti e
delle sue infinite possibilità.
Ammetto,
non ho ancora letto il libro ”Strade parallele”, di Fiorenzo
Alfieri e Leonardo Menon, ma ho seguito la sua presentazione nel
corso della manifestazione “Portici di carta” che si è tenuta
in questi giorni a Torino.
Non
si è trattato di un evento qualunque, tenuto conto della portata dei
relatori che hanno sostenuto la presentazione, e della platea di
altissimo profilo tecnico che la seguiva.
Insieme
al “Maestro elementare”, Fiorenzo Alfieri, hanno disquisito
sull'argomento prestigiosi “addetti ai lavori” come Gianni Oliva,
storico, politico e Preside per eccellenza dei più noti licei
classici torinesi, Francesco Profumo, Accademico, ex Presidente del
CNR, Presidente dell'Iren ed ex Ministro dell'Istruzione ed Ernesto
Ferrero, scrittore e critico, Direttore del Salone del Libro e
prestigioso intellettuale.
Tra
il pubblico Gustavo Zagrebelsky, ex giudice della Corte
Costituzionale e Presidente di Biennale Democrazia, Rolando
Picchioni, Presidente del Salone del Libro di Torino e tanti altri
ospiti illustri...
Perché
tanto clamore attorno a questo libro? Perché racchiude la
conversazione tra un nonno esperto di scuola ( Alfieri ) e suo
nipote, giovane studente di liceo scientifico ( Leonardo).
Il
primo ha segnato il percorso delle tecniche didattiche della scuola
italiana collaborando con i colleghi del Movimento di Cooperazione
Educativa negli anni '60 e '70. Il secondo rappresenta la categoria
cui appartiene, quella degli studenti adolescenti, stretti nella
morsa dei limiti che la scuola presenta e schiacciati dal crudele
splendore della propria età.
Un
libro scritto per tutti - insegnanti, famiglie, studenti e cittadini
– perché ognuno accolga l'invito di una seria riflessione sulla
possibilità di realizzare un vero cambiamento all'interno della
scuola soprattutto alla luce di pochi dati sconvolgenti : in Italia
il 20% degli studenti abbandona gli studi, il 10% rappresenta gli
studenti modello e il restante 70% sopravvive stancamente per
raggiungere la promozione.
Il
dibattito che si è tenuto è stato brillantemente gestito da
Ernesto Ferrero che ha ricordato la necessità di alzare il livello
didattico della scuola italiana sostituendo le tanto citate “tre i”
della riforma Moratti ( inglese, informatica ed impresa), con “tre
e” fondamentali per la formazione di un ragazzo: educazione, etica
ed emozione.
Riflessivo
l'intervento di Gianni Oliva volto a denunciare il deficit di
contemporaneità della scuola, ossia, la netta distanza che
intercorre tra le nozioni impartite ( per esempio di storia,
filosofia e letteratura ), e la realtà quotidiana ( per esempio gli
attuali scenari geopolitici). Gap incolmabile cui dipende un grave
deficit di umanità. Da grande esperto del mondo scolastico, non ha
trascurato la necessità di riscattare gli insegnanti dalla
condizione di umiliazione in cui si trovano nell'ambito del proprio
lavoro, a partire da un più adeguato riconoscimento economico.
Efficace
la riflessione di Francesco Profumo che, forte della propria
formazione scientifica, ha ricordato l'importanza che la scuola
trasmetta ai ragazzi due indispensabili strumenti di crescita: il
metodo di analisi e quello di sintesi, mezzi necessari ad analizzare
la quantità abnorme e confusa di informazione che il mondo offre
quotidianamente.
Due
giovani ragazze hanno raccontato la propria esperienza scolastica,
francamente un po' inutile, tenuto conto che rappresentavano
quell'impercettibile dieci per cento di studenti modello che non
rappresentano affatto la popolazione studentesca.
L'incontro
è stato chiuso dall'intervento di Fiorenzo Alfieri. E' stato per
tanti anni Assessore alla Cultura di Torino tracciando il profondo
cambiamento culturale della città nel corso degli ultimi 20 anni ma,
prima di allora, è stato l'Educatore, colui che ha dedicato molti
anni della sua appassionata carriera di insegnante alla riforma di
una scuola in cui credeva profondamente.
Il
suo tentativo, dialogando con il nipote, sarà quello di cercare
oggi, come allora, una nuova possibilità di crescita per il metodo
didattico cui affidiamo la formazione dei ragazzi. Una sorta di
dialogo socratico per il raggiungimento di una soluzione né
reticente né catastrofica per il raggiungimento di un punto di
incontro tra la cultura scientifica e quella classica, così
inscindibili tra loro eppure così lontane nelle aule scolastiche. Il
punto in cui potrebbero convergere le “strade parallele”.
Unico
grande assente: Leonardo. Anche questo gesto, forse, è polemico come
il suo punto di vista nei confronti della scuola ma sicuramente
necessario per rendere il dibattito inevitabile.