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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


sabato 14 maggio 2011

Le Penne di Micro Mega pr lìimpegno


I migliori giornalisti della storica rivista di politica e filosofia disquisiscono del valore dell’impegno e della scrittura per la difesa della democrazia e della Costituzione


Nell’ambito delle possibilità di scelta che il giornale mi ha permesso di operare tra tutti gli incontri proposti dal Salone del Libro, quello sulla scrittura e l’impegno è stato tra i primi che io abbia scelto.
Imperdibile la passerella di menti guizzanti che si sono date il passo in favore dell’impegno, le penne migliori della storica rivista – libro Micro Mega, che proprio quest’anno compie venticinque gloriosi anni.
Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack, Marco Travaglio, Gian Carlo Caselli, Pierfranco Pellizzetti. Per ognuno di loro sarebbe valsa la pena di sfidare l’interminabile coda di auditori assiepati all’ingresso della Sala Gialla. Per tutti loro messi insieme, valeva il sacrificio di rinunciare alla colazione rilassante del sabato, per arrivare con il netto anticipo di un’ora rispetto all’ora fissata.
La scrittura e l’impegno. Ma di chi? E rispetto a che cosa?
La scrittura è quella di Micro Mega, rivista di filosofia e politica diretta da Flores d’Arcais al servizio delle grandi battaglie civili per la difesa di una coscienza democratica. L’impegno è quello che ad ognuno viene chiesto , in Italia, per mettere in atto la rappresaglia al torpore che ci paralizza nell’era berlusconiana.
Margherita Hack irrompe con la fermezza di una forma mentis scientifica e la dolcezza di un linguaggio saggio e asciutto. La postura sembra eretta, tanto è trasparente e logico il suo parlare, anche se la schiena da tempo è curva, come le sue mani.
Parte all’attacco del sistema di Governo che lei definisce una dittatura strisciante, in cui ogni principio di democrazia viene minato nel profondo attraverso l’indebolimento della magistratura, o il capovolgimento dei poteri costituzionali tra le figure del Presidente della Repubblica e quello del Consiglio. Cita gli effetti di una discutibile legge elettorale mai cambiata e che favorisce la presenza di persone impreparate nei banchi del Parlamento, si sofferma a riflettere sulla legge che impedisce l’eutanasia.
La Hack ricorda l’importantissimo ruolo della cultura che, contribuendo a formare le coscienze, rappresenta lo strumento di combattimento a tanto degrado intellettuale, e denuncia la gravità dei tagli operati dalla destra ai finanziamenti per la ricerca, nei confronti della quale però, sempre la destra, chiede aiuti per aumentare la competitività con i paesi emergenti.
Errori e contraddizioni che secondo la scienzata nascondono la volontà di controllare la conoscenza delle masse e che mettono in evidenza le mancanze di un’opposizione che non è mai riuscita a restare unita, neppure di fronte al nemico.
Al termine del suo intervento, Flores d’Arcais propone Margherita Hack come candidato alla nomina di “ Senatore a vita”, inserendo la scienzata nell’elenco dei cinque nomi al vaglio del Presidente Napoletano. Se è vero che l’articolo 59, comma 2, della Costituzione prevede che il Presidente della Repubblica può nominare” Senatori a vita” cinque persone che abbiano “illustrato la Patria per altissimi meriti in capo sociale, scientifico, artistico e letterario”, Margherita Hack ne avrebbe pieno titolo, almeno per due degli aspetti citati.
A quel punto la platea è scattata in piedi ed il suo applauso ha impedito la ripresa del dibattito per almeno cinque minuti, ed ha inumidito le palpebre stanche di questa grande donna.
Pierfranco Pellizzetti ha sottolineato la necessità che l’impegno sia nell’indignazione verso la sciatteria politica, nei confronti della distorsione delle parole affinché se ne stravolga il senso politico ( “giustizialismo “,per esempio ) e verso ogni abuso manifesto.
Gian Carlo Caselli ha spiegato che l’impegno è anche quello di non accettare più indifferenza e omissioni nel campo della giustizia perché anche questi cattivi comportamenti, come i reati, intralciano il suo cammino impedendo la fine della crisi che l’attanaglia.
Marco Travaglio ha chiuso il dibattito nel più “tenue” dei modi. Spiegando, per esempio, che l’impegno sarà anche quello di ricordare, in un futuro post-berlusconiano, i nomi di tutti coloro che sposarono, o semplicemente appoggiarono,
un governo – dittatura come quello attuale, ricordare quale stampa si è prestata al servizio del datore, quali furono le figure che contribuirono a spegnere gli entusiasmi nei confronti della democrazia.
Ha chiuso il dibattito con tono pacato e lucido, senza strepiti ma con l’efficacia del morso di un mastino. Lecca- culo, li ha chiamati i nomi di coloro che vorrà ricordare.