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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


lunedì 16 maggio 2011

Piergiorgio Odifreddi scrive al Papa


Al XXIV Salone Internazionale del libro di Torino Odifreddi presenta “Caro Papa, tii scrivo”. Introdotto da Gianni Vattimo la disquisizione tra il Filosofo ed il Matematico diventa evento


La letteratura insegna che “l’aggettivazione “eccessiva di un’opera sia un grande rischio per l’autore, a meno che non si tratti di Victor Hugo.
I grandi giornalisti hanno speso fiumi di parole per inibire nelle giovani penne la tentazione dell’aggettivo facile, spesso superfluo.
Ma quando non si è più giovani e si scrive di Piergiorgio Odifreddi, come si fa a non cedere all’elenco?
Istrionico, impertinente, simpatico, ammiccante, intelligente, puntuale, sabaudo e irrevocabilmente ateo.
Il matematico impenitente scrive una lettera a Papa Ratzinger e, non essendo la prima senza risposta, decide di ipotizzare anche la replica che, per onestà intellettuale, s’ impegna a rendere plausibile e, insolitamente , non ironica.
La corrispondenza epistolare diventa il libro “Caro Papa, ti scrivo”,che Odifreddi presenta al Salone del Libro, introdotto da Gianni Vattimo.
La convivenza sul podio non è facile, data l’impronta caratteriale dei relatori.
Il filosofo non nega l’effetto urticante che produce su lui la matematica.
Il professore di logica ritiene che la filosofia sia una miniera inesauribile di letteratura fantastica ( come Borges sosteneva della teologia).
Giocano a non essersi simpatici, ma lo fanno divertendo la platea che era pronta ad uno scontro cortese.
Vattimo, credente anche se anti-papale, inizia la presentazione del libro soffermandosi sul limite principale che a lui appare evidente. Il linguaggio estremo dell’autore, la sua avversione incondizionata e la pretesa di fornire spiegazioni logiche , addirittura matematiche, alla fede non fa che rafforzarne il suo dogma. Il filosofo sostiene che il principio della fede è assoluto e si afferma come verità indiscutibile; diversamente non sarebbe “fede”, ma una realtà oggettiva e dimostrabile.
Il suo giudizio, addolcito da un sorriso di sfida e complicità nel contempo, è che tanto eccesso rischi di diventare enfatico, proprio come il linguaggio religioso e che lo stesso autore risulti, paradossalmente, “papale”.
Più volte tacciato di irrispettosità nei confronti della fede, Odifreddi replica con la stessa serietà con cui ha scritto il libro.
La sua curiosità nei confronti dell’opera di Papa Ratzinger “Introduzione al Cristianesimo”, considerato universalmente un capolavoro teologico, è stata tale da meritare un’analisi attenta dei principi.
La critica mossa dal Santo Padre alla Chiesa nell’ambito dei suoi insegnamenti contenuta nell’incipit dell’opera, ha suscitato l’ammirazione del lettore ateo.
Il ricorso alla scienza per dimostrare i principi religiosi, però ha destato l’orgoglio del matematico , che ha individuato in quelle argomentazioni il punto fragile delle tesi papali.
Per ognuno di questi motivi il Papa diventa l’interlocutore ideale nell’eterna disputa sulla fede.
Odifreddi conclude sintetizzando i punti fragili di ”Introduzione al Cristianesimo: Metafisica identificare Dio come “l’Essere”, Metastoria identificare Gesù come personaggio storico, presupponendo una diversa interpretazione della storia stessa; Metabiologia considerare la resurrezione di Cristo, l’inizio di una nuova specie umana.
E’ buffo pensare che un ateo irriducibile come Odifreddi, abbia passato quattro anni della sua vita in seminario. Ancor più buffo sapere che fu una scelta dettata dalla ferrea volontà di diventare Papa, piuttosto che dalla vocazione alla fede. Era il sogno di un bambino che guardava la televisione negli anni cinquanta, costretto a scegliere l’identificazione tra Mike Buongiorno o la figura di Papa Pio XII, che in video appariva in tutto il suo splendore :”…paramenti intessuti d’oro e tempestati di pietre preziose, la tiara in testa, i guanti bianche alle mani, un grosso anello al dito, issato sulla sedia gestatoria, sventagliato da flabelli di struzzo ed esibito alla folla estasiata ed acclamante, in trepida attesa della sua benedizione.”
Come poteva non rimanerne incantato?
A tratti, quando la sua mente di matematico brillante si lascia infiammare dal dibattito declinando appena verso la passione per la scienza, il suo linguaggio ( come sostiene Vattimo), assume tinte forti, quasi enfatiche. Tocca un estremo che sembra allontanarsi dalla logica e il linguaggio diventa quasi “papale”. Per un attimo i sembra affiorare quel bambino dal sogno infranto…..