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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


venerdì 25 gennaio 2013

KISSINGER: “GIANNI, I MISS YOU”




E' nelle pieghe del rapporto tra Gianni Agnelli e il premio Nobel per la Pace Henry Kissinger che si può cogliere l'aspetto più introspettivo dell'Avvocato.

L'ex segretario di Stato americano è stato suo grande amico per più di trent'anni, e il forte rapporto con lui rappresentava l'ammirazione che Agnelli nutriva per la cultura americana carica di energia e innovazione.
L'Avvocato visse con orgoglio la sua appartenenza culturale a Torino, eppure, fu brillante interlocutore di una figura autorevole come Kissinger che lo ricorda cittadino del mondo, guidato da una filosofia attenta d principi di democrazia, apertura sociale, e innovazione.
L'Avvocato rivendicava la sua torinesità e, nel contempo, emanava il fascino dell'uomo globale.
In una lunga intervista pubblicata da “La Stampa”, Kissinger traccia l'aspetto più introspettivo e seducente dell'amico, l'introspezione dell'uomo lontana della storia del personaggio pubblico narrata dai libri.
Appartiene alla storia, infatti, la sua dedizione alla FIAT, conscio del valore economico che l'azienda di famiglia rappresentava per il suo paese, e l'attenzione alla città dalla quale non si allontanò mai davvero, pur vivendo ovunque con grande spigliatezza.
Kissinger ricorda, invece, l'uomo: il suo charme che era fatto di calore, il suo stile che non era mai affettato ma naturale, la sensibilità che gli faceva cogliere la leggerezza e la profonda malinconia in una composizione di Mozart.
Narra della straordinaria fisicità che lo portava a sfidare il pericolo alla guida di potenti auto, o di aerei che faceva atterrare in qualunque condizione, e dell'urgenza con cui trascinava l'amico nella contemplazione di un'opera di Michelangelo.
Era tifoso della sua squadra con la stessa passione che ardeva in curva, pur emanando elenganza in ogni gesto, come un levriero a caccia.
Inevitabilmente amato da molte donne, restò leale alla sua famiglia con il senso di protezione e responsabilità di un capo-branco.
Henry che, come lui fu militare, ricorda come Gianni mantenne per sempre l'aria seducente di ufficiale di cavalleria che fu da ragazzo.
Come ogni grande uomo, sopportò i dolori della sua malattia con una grande dignità e senza alcun lamento.
L'unico dolore che lo gettò nel silenzio e nel suo baratro fu la morte di suo figlio Edoardo. La dignità implose nel buio della sofferenza.
Fu un uomo autorevole nel mondo tanto da rischiare di essere ricordato come una figura lontana, quasi snob. Invece quel modo tutto suo di inclinarsi verso l'interlocutore gettandogli gli occhi negli occhi lo rendeva vero, semplice e straordinariamente irresistibile.
Quello era lo charme...