Il Don
Giovanni di Graham Vick divide la platea: fischi e applausi
scroscianti per una regia che gioca sugli eccessi e strizza l'occhio
a Lacan.
Siamo
ancora abituati allo scandalo in musica?
Forse no.
L'ultimo evento riconosciuto ufficialmente scandaloso nel mondo
della musica fu la prima rappresentazione de Le sacre du
Printemps, di Igor' Stravinskij.
Da allora
il mondo della critica fatica a ricordare un evento che abbia turbato
le platee e il loro giudizio, tanto da favorirne un dibattito acceso.
Eppure, il
mondo dell'arte, e dunque anche quello della musica, ha conosciuto
nuovo orizzonti e forme di evoluzione, solo attraverso il confronto e
lo scontro di scuole di pensiero.
Oggi,
qualche volta, può accadere di assistere allo scandalo nell'ambito
della rappresentazione lirica quando il regista, lo scenografo e il
costumista, decidono di creare un allestimento innovativo e
dissacrante di opere molto famose. E tanto più è nota l'opera
rappresentata, tanto più è grande lo scalpore che ne scaturisce.
E' quanto
è accaduto con l'allestimento che (
regista di fama mondiale ) ha messo in scena in un circuito di
teatri italiani minori e bellissimi: Jesi, Pavia, Cremona, Fermo;
Brescia, Bolzano e Reggio Emilia.
E la sfida
è veramente grande: l'opera in discussione è il Don Giovanni di
Mozart!
Sesso,
droga e morte sono i punti cardini di un attento lavoro di regia.
L'opera
rappresentata anche al Teatro Ponchielli di Cremona il 18 ottobre,
ha suddiviso la platea, tra fischi e applausi scroscianti. Finalmente
uno scontro a teatro...
Don
Giovanni ( in scena Gezim Myshketa) è un tossicodipendente
sbruffone, disonesto e poco seduttivo che copula in un Range Rover.
Le sue conquiste sono rappresentate da un ammasso di manichini finiti
in un grande container e il suo compulsivo desiderio sessuale è
sfrenato e senza regole.
La festa
che chiude la prima parte è uno scandaloso rave party in cui gli
invitati si accoppiano senza regole.
Il
messaggio del regista di fama mondiale è di guardare ad occhi aperti
la società nella quale viviamo di cui, a volte, preferiamo
dimenticare la trasgressione e l'immoralità.
Ogni scena
crea un forte impatto visivo, ma nessun quadro slitta mai nella
volgarità.
E' un
miracolo che avviene grazie alla “tecnica magistrale di Vick che è
sempre chiara, rigorosa e teatrale”, come sostiene Enrico Girardi
sulle pagine de Il Corriere; un prodigio del virtuoso regista capace
di “ ricreare il teatro come non si fa più”, come scrive Carla
Moreni sulle pagine de Il Sole 24.ore.
Sarebbe
saggio ricordare, quando godiamo di un'opera lirica, che il lavoro
solo apparentemente innovativo di registi come Graham Vick e Calixto
Bieito, non è solo il tentativo di stupire, fino a scandalizzare, ma
spesso è la volontà di offrire al pubblico una lettura filologica
della storia.
E'
l'impegno a ricreare le intenzioni reali del compositore e a
contestualizzare le dinamiche nel periodo storico in cui viene
scritto il racconto musicale.
Rigoletto,
in fondo, non era un povero vecchio deriso, nelle intenzioni di
Verdi, ma la rappresentazione più probabile dell'orribile e
grottesca maschera di Victor Hugo, mentre Violetta non voleva
incarnare la deliziosa signora ben vestita che tutti abbiamo visto
rappresentare in Traviata, ma la più triste prostituta di un
bordello. Il Novecento ha sapientemente imparato ad edulcorare ogni
intenzione violenta dell'opera, trasformandola in una rassicurante
rappresentazione della realtà tra balconcini e tendine ricamate.
Don
Giovanni era un furfante, non un nobiluomo..
L'opera è
stata ben condotta dal Maestro José Luis Gomez – Rios che
ha diretto l'orchestra dei Pomeriggi Musicali e ha saputo garantire
brillantezza allo spettacolo, mantenendo la varietà espressiva e di
accenti che la partitura di Mozart prevede.
Il cast ha
saputo sostenere il confronto con Amadeus pur trattandosi di un cast
giovane, in parte selezionato con il ConcorsoAsLiCo per Giovani
Cantanti d'Europa.
Bravissimo
Gezim Myshketa ( Don Giovanni), giovane baritono di origine
albanese; particolarmente brava Valentina Mastrangelo ( Donna
Anna); molto bravi anche il soprano Federica Lombardi ( Donna
Elvira), il tenore Giovanni Sebastiano Sala ( Don Ottavio), il
baritono Riccardo Fassi ( Masetto), il mezzosprano Alessia
Nadin ( Zerlina), il basso Mariano Buccino (
Commendatore). Tutti dotati di grande tecnica e buona preparazione
attoriale, doti che raramente si sposano nel canto lirico.
Ottima
l'esecuzione del coro, istruito dal Maestro Antonio Greco, che
ha saputo assecondare la performance attoriale.
E' uno
spettacolo da vedere, per quell'irresistibile scossa che trasmette.
Perché
non induce a dormire su una poltrona, ma desta l'attenzione fin
quasi a disturbare.
Finalmente
la vita a teatro…
Il regista Graham Vick