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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


martedì 4 dicembre 2012

SHELL VINCE AL TORINO FILM FESTIVAL







Shell di Scott Graham è stato premiato come miglior film al TFF. Una storia di dolore, abbandono, incapacità di reagire e bisogno di fuga.


Ho visto diversi film al Torino Film Festival, molti dei quali ben fatti, come Shell.

Qualcuno mia ha commosso; alcuni un po' annoiato. Tutti di buon livello artistico, come Shell.
Il premio assegnato al film di Scott Graham, però mi ha sorpreso perchè si tratta di un film che non tornerei a vedere.
La sceneggiatura, sempre opera del regista, è un tuffo negli abissi della solitudine, e ogni attimo di quella pellicola è studiato per non concedere fiato al senso di abbandono, né oasi al deserto dei sentimenti.
E' un film oggettivamente ben girato, e fantastici sono i panorami e i tramonti che Graham è andato a cercare nelle mitiche Highlands scozzesi ma ciò che rende questo film un'opera dimenticabile è la totale assenza di emozioni.
L'algido, perfetto meccanismo di assenza dei sentimenti messo in piedi dal regista ben rappresenta il nodo attorno al quale ruota il tormento della storia: il dolore insuperabile lasciato dall'abbandono e la conseguente, totale, mancanza della capacità d'amare, dopo che un danno ha lacerato l'anima.
Shell narra il baratro di un padre depresso che vive da tanti anni, dopo l'abbandono della propria moglie, con la figlia adolescente in una stazione di servizio in un posto sperduto delle magnifiche Highlands scozzesi.
L'unica possibilità di amore e relazione umana risiede in questo sghembo rapporto tra anime lacere, che hanno pagato duramente l'assenza della donna e che vivono chiusi nella propria incapacità di manifestare affetto reciproco.
Anche un timido, naufragato tentativo di incesto affettuoso fallisce lasciando un più forte senso di amarezza nella palude solitaria in cui galleggiano.
Ogni moto di mancata tenerezza fra loro dovrebbe sortire nello spettatore almeno un vago senso di commozione, forse anche per il tentativo di effusioni incestuose, invece, ogni sequenza è studiata con attenzione perchè non susciti alcuna reazione emotiva, se non che desolazione.
E' evidente che questo fosse l'obiettivo del regista, perfettamente riuscito, ma per lo spettatore medio, lontano dalle sofisticate letture dei critici, il cinema è ancora ricerca di emozioni, come la commozione e il forte bisogno di identificazione.
Questo film, invece, impone il distacco dal dolore, la freddezza dell'analisi, il bisogno di fuga da quel senso di solitudine di cui è impregnato il film e che rappresenta il nostro peggior incubo.
Ecco perchè non tornerei a vedere Shell.
Ecco perchè non lo avrei premiato.