Le
fonti autorevoli della scienza considerano la Sindone un falso. La
teorie che lo dimostrano non scheggiano minimamente la forza della
fede. Il dibattito in un famoso scambio epistolare.
Migliaia
di fedeli accorrono a Torino per ammirare il lenzuolo che ha avvolto
il corpo di Gesù. Eppure è un’illusione.
Le
fonti scientifiche ufficiali più autorevoli hanno dimostrato che
quel lenzuolo , esposto per il conforto dei credenti, non ha nulla a
che fare con il “corpo di un profeta ebraico itinerante in Galilea
ai tempi dell’Imperatore Tiberio e morto, per crocifissione, a
Gerusalemme sotto l’imputazione di lesa maestà all’impero
romano”.
Sono
tante le ragioni della scienza, a partire dal fatto che nel corso
della prima esposizione della Sindone in epoca medioevale, il primo
vescovo che se ne occupò la presentò come l’artefatto di un
artista dell’epoca.
Per
la scienza è un falso perchè basterebbe confrontare i reperti
ricavati dalla sepolture ebraiche con i dati emersi dall’analisi
del tessuto, delle fibre e della lavorazione del telo : è esclusa
la possibilità che sia collocabile nella Palestina dell’occupazione
romana.
Per
la scienza l’impronta di un volto umano avvolto in un lenzuolo
steso, ha una larghezza pressoché doppia di quella della Sindone (
l’effetto che viene denominato “la maschera di Agamennone” ),
così come per l’impronta del corpo.
Per
la scienza sarebbe sufficiente appurare che i rivoli di sangue
avrebbero dovuto colare in direzioni completamente diverse, così
come diversi sarebbero dovuti essere i presunti segni di
flagellazione.
La
scienza, però, non si limita a dedurre o supporre ma procede per
prove concrete e dimostrabili, come quella del carbonio 14 , affidata
dalla Curia di Torino a tre laboratori internazionali di sua scelta.
Tale esame sortì l’unanime risultato: reperto appartenente
all’epoca medioevale, a metà tra il Duecento ed il Trecento. Forse
non bisognerebbe dimenticare che tale dato fu riconosciuto dal
cardinal Ballestrero, arcivescovo di Torino, il quale mise la parola
fine alla disputa, esortando i fedeli ad accettarne il verdetto.
Stabilito
tutto ciò, resta da chiarire il metodo usato per confezionare la
Sindone stessa . Dimostrare come l’immagine abbia potuto restare
indelebile dopo immersioni in olio bollente e liscivia, effettuate
nel 1503 in occasione di un incontro tra l’ Arciduca Filippo il
Bello con Margherita d’Austria, e sopportare il calore
dell’incendio avvenuto nel 1532, che le lasciò segni indelebili.
Ciò
è sufficiente a dimostrare che si tratta di un’impronta e non di
una pittura ma che non può trattarsi del segno di un cadavere, bensì
di quello ottenuto da un bassorilievo di poca profondità.
L’ha
dimostrato l’anatompatologo Vittorio Pesce Delfino nel suo libro “
E l’Uomo creò la Sindone”; ha descritto l’esperimento secondo
il quale un telo appoggiato su un bassorilievo scaldato a 220 gradi,
può riprodurre l’immagine dal caratteristico colore giallastro
della Sindone.
Anche
il chimico Luigi Garlaschelli, nel suo libro “Processo alla
Sindone”, ha spiegato che sulla reliquia sono state trovate tracce
di colore perché l’impronta è stata ottenuta strofinando
dell’ocra in polvere sul telo appoggiato sul bassorilievo, secondo
l’effetto del carboncino sulla carta. Nel tempo il colore si è
staccato lasciando un’impronta fantasma.
Dunque
la Sindone è un falso. Lo è per la storia, per l’archeologia, per
la paleoantropologia, per la geometria, per l’anatomia, per la
medicina legale, per gli esperti neutrali. Eppure ciò non intacca la
forza della fede, come emerge anche dall’interessantissimo scambio
epistolare tra lo scienziato Piergiorgio Odifreddi e monsignor
Giuseppe Ghiberti. A nulla sono servite le suesposte tesi avanzate
dal matematico nei confronti del cordiale, irremovibile credo di
monsignore: “ Penso che questa lettura sia determinante, perchè
relativizza non solo la scienza ma la Sindone stessa: il suo
interesse fondamentale consiste nell’essere un segno e questo
funziona indipendentemente dalla consistenza della sua natura: La
povertà di certezze è la forza della Sindone, e a me personalmente
la rende anche cara: Partendo da questa lettura delle cose, non mi
sento condizionato al discorso dell’autenticità”.
La
Sindone, dunque, resta un grande evento religioso, come se la fede
avesse bisogno di simboli.
Ingenti
risorse umane e finanziarie sono state utilizzate per rendere
possibile questo pellegrinaggio della speranza, perché la dimensione
umana non è ancora uscita dalla dimensione simbolica, nonostante
l’avvento dell’Illuminismo, due secoli or sono.
Il
debole strumento della ragione solo a tratti e a fatica sopprime il
simbolico, quando la sua luce, seppur non accecante come quella di
Dio, consente agli uomini, divisi tra loro da diverse culture, di
guardarsi in volto e riconoscersi.