Richard
Wagner sapeva come incantare le platee, non solo per la musica
indimenticabile che scriveva, ma anche per aver saputo coltivare il mito di se
stesso nei confronti del suo pubblico incantato dall'identificazione tra arte e
vita.
L'
" Olandese volante" é un'opera che nasce dall'esperienza, da
sé stesso vissuta, di trovarsi in balia della tempesta nel corso di un
viaggio per l'attraversamento della Manica. Era l'estate del 1839 e ci vollero
due giorni per trovare riparo nel fiordo di Sandviken, in Norvegia. Inevitabile
che il vissuto della vicenda incidesse sul fascino dell'opera che ne scaturì,
non dimenticando che quando venne presentata ( 1843) Wagner aveva solo
trent'anni...
Non
negando la forza dell'accaduto, sembra che come spunto per l'opera molta
influenza esercitarono, sul compositore, anche le letture di Heinrich
Heine .
Il
sentimento prevalso nella composizione é di mordente passione, privo di ogni
manierismo. Viene descritta la forza dell'amore ideale e la disperazione senza
tregua dell'eroe errante, costretto all'esilio eterno.
La
volontà cieca e il senso di abbandono si alternano, splendidamente
rappresentati dalla musica. Le note ben raccontano il dramma che, nella
storia, sembra carente di dialoghi ed evoluzione psicologica, come se i
protagonisti più che agire, subissero il loro destino, spinti solo da una forza
interiore.
Ecco
apparire lo scatto improvviso dei loro gesti, mosse repentine con
cui i protagonisti vanno incontro al loro destino. Un moto che sembra contrario
alla delicata "arte della transizione" con cui Wagner ha solitamente
accompagnato i protagonisti delle sue opere da uno stadio psicologico
all'altro, senza scatti.
Una
sofisticata, delicatissima capacità di condurre un personaggio in un cammino
che allo spettatore risulti quasi inevitabile.
Le
sue parole: " Tanto quel ch'è brusco e repentino mi ripugna : sarà anche
talvolta inevitabile e perfino necessario, ma non deve mai manifestar si senza
che l'animo sia stato tanto accuratamente predisposto alla transazione
improvvisa da esiger la esso stesso".
Ma
la musica traduce perfettamente anche la forza della natura quando si camuffa
in tempesta: in platea sembra piombare all'improvviso il vento furioso e
la rabbia delle onde quando s'infrangono sulle vele.
Di
Wagner Victor Hugo diceva"Wagner era un pazzo che si credeva Wagner..."
La
tenacia ai limiti della megalomania, la mancanza di un'educazione musicale
professionale e di un orecchio assoluto, la notorietà raggiunta solo dopo i
trent'anni, età in cui i suoi colleghi erano già compositori affermati, e
sei anni di esilio in seguito alle insurrezioni della primavera del 1849, non
hanno impedito alla genialità di Wagner di sfociare nella musica che
guadagnò un posto imprenscindibile nella storia della musica.
L'
"Olandese volante" proposto dal Teatro Regio di Torino é un'esecuzione
di grande armonia. La direzione di Gianandrea Noseda impeccabile, di
un'energia degna del furore di Wagner. Il cast preciso, vigoroso come la prova
di Mark Doss nella parte dell'Olandese e Adrianne Pieczonka nella parte di
Senta.
L'allestimento
claustrofobico o ma efficace per la rappresentazione.
La
professionalitá del Teatro torinese indiscutibile.