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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


giovedì 18 ottobre 2012

LA GESTIONE DEL POTERE



dipinto di Agnolo Bronzino " i volti del potere di oggi e di ieri

L’irrisolta questione della gestione del potere da parte dell’uomo  torna come inevitabile argomento di analisi in un periodo di crollo dei valori della politica.


È stato scritto tutto il possibile circa gli atti di corruzione, commistione mafiosa e furto da parte della classe politica italiana.
Abbiamo assistito alle penose manovre contraddittorie di chi è disposto a perdere la dignità, pur di non perdere una poltrona.
Ci siamo indignati di fronte a chi professa il bene del paese, e  invece opera per sfruttare un diritto in misura inaccettabile.
Abbiamo protestato con forza contro i furti di denaro pubblico o contro chi, peggio, ha finto di non vederli.
Ma ci siamo chiesti cosa accade ad un uomo quando " arriva al potere"?
Perché fallisce immancabilmente la capacità di misura e buon senso?
Perché l'individuo non è capace di difesa dalla cupidigia quando è investito di incarichi di comando, e finisce per scivolare irrimediabilmente nell'ebrezza da potere?
Si tratta di una vecchia questione irrisolta.
Secondo Michel Foucault, filosofo e psicologo di grande fama che rielaborò e radicalizzò il pensiero di Nietzsche,  esiste una particolare relazione fra conoscenza, linguaggio, verità e potere, arrivando alla conclusione che ogni sapere è in qualche misura connesso al potere.
Il concetto di potere, però, non è riducibile all'insieme delle sue manifestazioni tradizionali ed individuali in un delimitato corpo come le istituzioni, il sovrano o  lo Stato, per esempio.
Il potere è inteso da Foucault come "rapporto di forza", la cui dimensione è estesa, e la cui presenza pervade l'intera società assumendo le forma più differenti e mutevoli .
La teoria di Foucault, che prende il nome di " microfisica del potere", diventa lo studio dei meccanismi più nascosti del potere, delle sue più subdole manifestazioni.
Dunque, il studio si focalizza sul sofisticato sistema di rapporti di forza all'interno di ogni microdimensione sociale come la famiglia, l'ufficio, la fabbrica, la scuola ecc.
È cosa accade in politica?
Nella riflessione di Foucault appare il termine " bio politica" per indicare la politica che non si riferisce solo alla morte contemplata nello stretto rapporto tra politica - potere - persone, ma alla vita in quanto tale : la vita diventa oggetto di potere.
Le istituzioni , dunque, acquisiscono ed esercitano un potere che entra nella vita degli individui con l'intento di sorvegliare, punire, escludere e segregare.
Esattamente ciò a cui assistiamo oggi.
Ma quale trasformazione opera sull' uomo il potere che egli stesso esercita?
Aumenta la sua capacità di discernere la realtà  o indebolisce il suo codice morale, viziato da un abuso di diritti?
Potenzia la sua capacità critica, o ottenebra le sue riflessioni?
Incrementa la sua dedizione alle problematiche sociali, o amplifica il suo istintivo egoismo?
Lo aiuta ad accettare la sua dipartita, o lo rende incapace di liberarsi del potere stesso, trasformandolo in una figura ridicola e costosa per la società ?
Se è vero che il sapere è in qualche misura correlato al potere, come asseriva Foucault, c'è da sospettare che la relazione non riguardi l'attuale classe politica italiana, che sembra sprovvista delle sue più  elementari nozioni e che, invece, ben si insinua nei meandri della " microfisica" del potere stesso e delle sue basse applicazioni.
Ma cosa accade quando la scienza e il progresso non si manifestano come opportunità per la persona e la società, ma come un altro e nuovo modo per controllarla?
Cosa accade quando il mercato da strumento di potere politico che mal lo governa, si trasforma in forza incontrollabile per l'uomo stesso?
Si tratta di uno scenario che toglie tragicamente l'uomo al centro del sistema sociale, trasformandolo in una figura di terzo grado, dopo il progresso tecnologico e il mercato, nuove forze dominanti.
L'uomo diventa pericolosamente incapace di dominare la realtà e di indirizzar la a proprio favore, in luogo di fenomeni che non conosce e, dunque, non governa.
È in questo scenario che il potere avrebbe bisogno del " sapere" per far fronte al baratro di ingovernabilità,  e non di figure di piccolo cabotaggio come quelle che squallidamente brillano nel teatro della posticcia italiana.
Monti escluso.