Il 12 ottobre sarà inaugurata la Stagione d’Opera 2012 – 2013 del Teatro Regio di Torino. Magia della musica e molta commozione .
Il Teatro Regio di Torino apre di nuovo il suo sipario per
la stagione d’opera 2012 -2013.
E’ sorprendente entrare in un teatro lirico sinfonico oggi
e non sentirsi mortificati dallo sconforto, dagli scioperi, dal malcontento e
da ogni recriminazione possibile. E, per giunta, concordare con ognuna di
quelle contestazioni.
I tagli continui e scellerati operati nel campo culturale (
tanto più inaccettabili, tenuto conto degli scandali alla ribalta della
politica inutile e dei suoi costi), hanno ridotto allo stremo le forze dei teatri e delle fondazione liriche,
costringendo questi templi dell’arte a mortificare i loro progetti, tagliare i
programmi, annullare contratti a cast che non potranno concedersi più.
Sono stata una forte sostenitrice del cambiamento del
sistema teatro, affinché nessuna traccia resti ancora dei vecchi metodi di
gestione, spesso condizionati dalla politica, che facevano di queste grandi
aziende culturali un bacino elettorale e, a volte, un ricettacolo di sprechi.
Il sacrificio , però, che oggi si chiede a
queste strutture. annulla ogni speranza di sopravvivenza.
Ho smesso di predicare l’importanza della cultura in
termini economici, oltre che formativi. Non credo sia un argomento che qualcuno
sia ancora disposto ad ascoltare e io stessa, come molti spettatori che siedono
tuttora incantati nelle platee di
velluto, vengo colta dal quel succitato sconforto che prende la gola appena si
oltrepassa il foyer.
Ciò premesso, ieri ( 1° ottobre 2012), nel corso della conferenza
stampa di apertura della stagione del Teatro Regio di Torino ho provato un sollievo inusuale:
questo teatro vive, non sopravvive. Fatica, certo, ma reagisce alla tempesta
con la dignità e la forza di un
veliero inaffondabile.
Il suo programma è vasto quasi quanto quello della Scala (
inarrivabile istituzione) e di
grande qualità pur non godendo dello stesso finanziamento pubblico di cui gode “il
primo teatro al mondo”.
Il momento storico è difficile eppure si respira, tra i vertici e le maestranze, un’aria di
collaborazione e solidarietà.
I progetti sono arditi e vengono realizzati: è appena stato
registrato un disco con Rolando Villanon per Deutsche Grammophon e, entro dicembre, verrà realizzato
quello con Anna Netrebko, mostri sacri che in Italia non cantano quasi più.
Strategie intelligenti di gestione hanno permesso un
aumento delle co-produzioni che permettono di godere di ottimi allestimenti già
esistenti senza aggravio di spese (esuberi che oggi non potrebbero essere giustificati), e un ottimo rapporto con
la città e il mondo dell’imprenditoria ha reso possibile un contributo dei
capitali privati pari al 41% dei finanziamenti.
L’apertura sarà dedicata a Richard Wagner di cui, nel 2013, si festeggerà il bicentenario
dalla nascita con il titolo “L’Olandese
volante”; un’opera affascinante che
è stata definita la più difficile in
assoluto per tenuta strumentale e corale.
Si può rimandare i commenti dell’opera dopo la sua esecuzione.
Per ora, mi resta impresso
il momento in cui Walter Vergnagno, Sovrintendente del teatro, non è riuscito a concludere il suo ringraziamento
al Maestro Gianandrea Noseda, direttore musicale, per lo sforzo appassionato
con cui ha preso per mano il Regio di Torino.
Le sue parole sono morte in gola per la riconoscenza nei
confronti di un artista di fama internazionale che ha messo se stesso e la sua
grande esperienza al servizio del teatro, in un momento storico tanto
difficile.
Forse Noseda sa che il teatro e le sue maestranze lo
meritano davvero.