La
Fondazione Camillo Cavour ha presentato l'Epistolario che racconta la
vita politica e personale del maggiore rappresentante del
Risorgimento.
Santena,
Castello Cavour : non ero inviata. Ero un'invitata.
La
Fondazione Camillo Cavour, la Commissione Nazionale per la
pubblicazione dei carteggi del Conte di Cavour e il Centro Studi
Piemontesi, hanno celebrato la presentazione dei 34 tomi
dell'Epistolario Cavouriano, operata dal decano della Commissione
Professor Carlo Ghisalberti.
Non
ero stata inviata dal mio giornale. Sono stata gentilmente invitata
dai membri della Fondazione, alla quale, mi unisce una passione senza
freni per la figura di Cavour e una cordiale amicizia con il suo
Presidente, Nerio Nesi.
Come
poter ignorare un evento così seducente?
La
pubblicazione dei Carteggi in questione racchiude gli esiti di un
lavoro certosino durato cinquanta anni per racchiudere la storia
epistolare del “Genio Illuminato” del Risorgimento, dalla prima
letterina sgrammaticata risalente alla primavera del 1815, conservata
all'Archivio di Santena, fino all'ultimo telegramma firmato “Cavour”,
spedito il 2 luglio 1861 e conservato all'Archivio Storico del
Ministero degli Esteri a Roma.
I
34 tomi sono racchiusi in 21 volumi di complessive 16.652 pagine.
L'Epistolario raccoglie 8.600 lettere, private, confidenziali
o particulières scritte dal
Conte tra il giugno del 1815 e il giugno 1861, correlate a circa
7.000 responsive di corrispondenti vari, per un totale di circa
15.600 missive.
Una
raccolta emozionante. Un lavoro incredibile...
Le
lettere che Cavour scriveva, soprattutto quelle di carattere politico
riservatissimo che inviava a principi e sovrani, ministri e
ambasciatori, emissari segreti e banchieri, sono state oggetto di
immediate, compulsive ricerche da parte di più soggetti interessati,
a partire dalla sua scomparsa, e sono diventate parte di raccolte
cariche di infedeltà e incompletezze, manipolazioni, omissioni e
datazioni arbitrarie.
Non
era facile riordinare un tale marasma.
Ma
tanto, faticosissimo lavoro di ricerca e interpretazione dei fatti
storici, assume un grande fascino perché racconta la storia, il
lavoro, la filosofia, il genio dell'uomo politico più saggio di
tutta la scena politica italiana nel corso dei suoi
centocinquant'anni.
Lo
statista astuto e liberale.
Astuto
perché giocò sul rischio rivoluzionario, temuto dalle potenze
europee, per avere il via libero alla unificazione nazionale sotto lo
statuto sabaudo. Liberale, perché trasformò il regime sabaudo in
regime parlamentare.
Morì
giovane e la sua grande opera è racchiusa in un decennio, periodo
straordinariamente breve se si pensa alla portata che ebbe.
La
sua fu una lotta su più fronti, in difesa di un'ideale così alto
come quello dell'unificazione del paese e dello sviluppo del sistema
parlamentare. Per Cavour l'obiettivo più grande da raggiungere era
la forma di Governo, più che le conquiste territoriali. Ci voleva
lungimiranza per pensarlo....
E
i nemici venivano da destra, dai conservatori cui premeva un'Italia
divisa, e da sinistra, dalla visione garibaldina, troppo idealista,
di nazione unita.
Sopravvisse
al re Vittorio Emanuele che tentò più volte di sostituirlo alla
Presidenza del Consiglio, in favore di una figura politica più
docile ed obbediente.
Era
un genio, Cavour, ma anche un uomo solo che si trovò a percorrere un
sentiero politico tortuoso, durante il quale fu abile a destreggiarsi
tra le due fronde opposte di pensiero, la destra e la sinistra, fino
a neutralizzarle, realizzando quell'operazione supremamente ardua,
quasi paradossale, di compiere una rivoluzione conservatrice.
La
sua azione fu di economista, agronomo, politico, stratega militare,
paladino della forma democratica. Nessuno raggiunse mai una tale
visione d'insieme nell'ambito politico.
Il
Ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo, oggi presente alla
cerimonia nella dimora cavouriana, ha sottolineato la capacità del
genio che, allora, ebbe la lungimiranza di prevedere l'Unità
d'Italia, e ha ricordato la necessità che oggi una mente sia in
grado di intravedere un'Europa, finalmente, Unita.
Se
è vero che “sono gli uomini che fanno i luoghi”, oggi Santena
non è solo un punto geografico ma un “luogo” di memoria,
raccoglimento, respiro della storia. E' la terra sacra del padre
della Patria, il luogo in cui trovava conforto un uomo che ha
compiuto l'opera di cui tutti dobbiamo essergli grati.
Commoventi
le fronde silenziose, dai colori autunnali, dello splendido parco
che circonda la Residenza: sembrano raccontare anche i silenzi delle
fatiche del Conte
Ecco
perché sono riconoscente alla Professoressa Rosanna Roccia.
Perché
ha dedicato trent'anni della sua vita di storica al compimento
dell'opera che è stata presentata oggi e che garantirà la memoria
di un pezzo importante della nostra storia.