Racconta
la fine della dittatura di Pinochet il primo film della rassegna del
30° Torino Film Festival
La
rassegna inizia con un film di commovente allegria...
Lo
spettatore viene catapultato nel Cile del 1988 con un realismo
incredibile, grazie anche all'uso sapiente di telecamere Igekami del
1983 che rendono fluido l'inserimento di immagini di repertorio del
tempo.
Pinochet,
incalzato dalla comunità internazionale, viene costretto ad indire
un referendum che sancisca il prolungamento del suo Governo di altri
otto anni.
Il
fronte del “NO” inizia ad organizzare la sua implacabile
battaglia che non fa ricorso alla protesta violenta ma ad una sana
guerra mediatica, ingaggiando, per la propria campagna elettorale,
Reneè Saavedra ,il più virtuoso pubblicitario che lavora alle
dipendenze governative.
A
differenza di quanto fosse immaginabile, il brillante creativo non
costruirà la propria strategia su atti, parole e immagini di
denuncia dei soprusi che in passato esercitò la dittatura sul popolo
cileno, né sul moto di dolore di tutti coloro che hanno subito lutti
e povertà. Lo spirito del messaggio trasmesso da Saavedra si baserà
sull'allegria di chi ha superato il dramma del passato e sente
crescere forte l'allegria per un entusiasmo ritrovato, nonché la
forza necessaria a costruire un nuovo futuro migliore.
E'
interessante vedere la costruzione del linguaggio della
comunicazione, anche e soprattutto in presenza di scarse risorse e
sotto la pressione minacciosa della polizia.
E'
buffa la reazione di un manipolo di vecchi dirigenti del fronte
comunista che insorge sdegnata di fronte ad una campagna che
dimentica il dolore per lasciare spazio all'allegria.
E'
fantastico il crescendo emotivo di un messaggio che, sequenza per
sequenza, passa dallo stato ridicolo a quello commovente.
Pablo
Larrain, bravo regista che ha ottenuto numerosi riconoscimenti
internazionali, ha ben gestito l'incertezza del pubblicitario che
tentenna nella scelta di abbandonare il proprio incarico, ben pagato,
presso l'agenzia nazionale per schierarsi laddove risiedono i suoi
ideali e quelli di tutti gli affetti più vicini ( compreso un padre
ucciso dalla dittatura e una ex- moglie combattente ).
Sarà
abbastanza ambizioso da non rinunciare al suo cliente danaroso,
abbastanza onesto da accettare l'incarico dal fronte di opposizione,
abbastanza umano da cercare di mediare tra i due fronti senza
ostentare fanatismi da guerrigliero, molto bravo da montare la più
suggestiva campagna elettorale che decreterà la fine del regno di
Pinochet.
Il
Torino Film Festival , nel 2008, aveva premiato Larrain per il suo
Tony Manero.
Fu
un giudizio lungimirante, perchè è un regista bravo. Bravo
davvero.