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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


giovedì 11 novembre 2010

LA SCELTA RINNOVABILE DELLA CINA





Il sorpasso della Cina nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti è avvenuto sul fronte economico e, già da tempo, si appresta a superare anche il confine del mondo energetico, in uno scenario che si sviluppò progressivamente come ben illustrato da Gianni Silvestrini, Direttore scientifico di kyotoclub, nonché Presidente Exalto.
Subito dopo le crisi petrolifere del 1973 e del 1979 iniziò un progressivo interessamento nei confronti delle scelte rinnovabili che infransero il dominio dei combustibili fossili. Gli Stati Uniti puntarono su aerogeneratori di taglia elevata; vennero progettate torri nei deserti per catturare l’energia solare; si puntò allo sfruttamento delle differenti temperature degli oceani. L’Europa e il Giappone seguirono gli esempi che, però, fallirono clamorosamente.
Ebbero maggiore successo i progetti che partirono dal basso. Anche in Europa, per esempio in Danimarca, venne dimostrato come potenziare lo sfruttamento dei piccoli aerogeneratori, raggiungendo, negli anni, quelle dimensioni che si auspicavano trent’anni prima negli Stati Uniti. I primi interventi eolici erano solo piccoli impianti di proprietà privati che dovevano assolvere all’auto produzione.
In questa logica la Cina iniziò il proprio approccio al mondo delle rinnovabili puntando sullo sfruttamento di minicentrali idroelettriche e miniaerogeneratori, sollecitata anche dall’assenza di un’adeguata rete elettrica in una realtà ancora troppo rurale. La consueta solerzia che contraddistingue ogni azione cinese produsse un risultato che la Banca Mondiale definì “ il più imponente sforzo di elettrificazione rurale mai tentato nei paesi in via di sviluppo”.
Parallelamente, l’avvicendarsi di Reagan a Carter alla Presidenza degli Stati Uniti e il concomitante crollo del presso del petrolio (1985), comportarono una considerevole attenuazione del ricorso alle fonti rinnovabili.
Ciò che lascia increduli è la rapida crescita che la Cina ha fatto in questo campo, assurgendo a primo produttore delle tecnologie solari ed eoliche del pianeta. Nel 2000, questo sconvolgente paese, importava il 97% degli aerogeneratori e oggi occupa un posto da leader, grazie a tre compagnie collocate tra le prime dieci nel mondo. Tanto vale anche per il settore fotovoltaico.
Più complessa la situazione, per la Cina, per quanto riguarda l’istallazione nel proprio territorio. Pur raggiungendo risultati straordinari nel mondo dell’eolico, solo tra qualche tempo si potranno raggiungere risultati importanti anche nel campo del fotovoltaico, con sufficienti istallazioni sugli edifici e costruzioni di adeguate centrali solari.
Per fortuna, nel frattempo l’Europa non è rimasta indifferente alla minaccia del progressivo riscaldamento della Terra, provvedendo ad un immediato nuovo interesse alle scelte ecocompatibili: Germania, Spagna e Danimarca hanno investito in prestigiosi progetti nel campo del solare e dell’eolico, arrivando ad occupare le prime posizioni nella produzione di entrambi i settori, “trasformando il 63 % di tutta la nuova potenza elettrica installata dall’Europa, in energia “verde”.
Dunque, una folle rincorsa tra Cina ed Europa, con la speranza che gli Usa non accettino di rimanere indietro. Chissà se la Cina vincerà anche questa volta….