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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


lunedì 8 novembre 2010

EDWARD HOPPER - Un pittore metafisico


“Sembra che ci sia qualcosa di ineluttabilmente coerente in tutto ciò che riguarda Hopper e il suo lavoro; anche il suo aspetto fisico, la modestia quasi imbarazzante con cui considera la sua arte, i suoi modi dimessi. Onestà è la parola che viene subito in mente guardando l’uomo e la sua arte”.
Bisognerebbe partire dall’analisi dell’uomo, prima che dell’artista, per godere pienamente di una mostra tanto suggestiva e il giudizio di Charles Burchfield su Edward Hopper ben rappresenta questo grande pittore americano degli anni ruggenti.
Scriveva Nietzsche che l’arte nasce dall’unione di due elementi: un grande realismo e una grande irrealtà. Hopper li possiede entrambi, e nel grado più alto. Il suo realismo è evidente. Prende forma nei suoi quadri un’America non letteraria e senza mitologia, che porta i segni di un’età contemporanea , anche se vagamente fuori moda: niente grattacieli, automobili, fabbriche, ma binari ferroviari , case coloniche di legno bianco, fari sulla costa atlantica.
Ma ancora più evidente del realismo è l’irrealtà delle sue immagini. New York dipinta da Hopper diventa una città deserta, abbacinata da luci geometriche, percorsa da uomini e donne sole.
Folgorato da Parigi e dalla sua luminosità, da “Le ombre che riflettevano la luce”, Hopper studia da vicino la pittura degli impressionisti ma, a differenza loro,
la luce nei sui dipinti diventa zenitale, ritagliata in nitide geometrie, fino alla costruzione di uno spazio rarefatto in cui si distillano figure e cose .Hopper per il mondo artistico è il “de Chirico” americano.

Affascinato dal cinema e dal teatro ,Hopper affronta la progettazione di una tela come la messa in scena di un set cinematografico, i contrasti di luce e ombra dei sui dipiniti diventano ispirazione per i più grandi registi. Il dipinto “Casa vicino alla ferrovia”, del 1925, suggerirà ad Hitchcock l’edificio in cui ambientò il celebre “Psycho, nel 1960.
Il senso più forte che permea una mostra così bella è quello affascinante e inquietante di una tragica solitudine, quella degli uomini e dei luoghi. Viaggiatori solitari, donne sole scaldate dalla luce del giorno, binari abbandonati, alberghi vuoti, ponti che nessuno attraversa.
Eppure, “la solitudine” sembra solo una lettura intimista della pittura di Hopper. Sembra, infatti, che all’artista interessi più l’ontologia della psicologia altrimenti, verrebbe da pensare, avrebbe prestato più attenzione ai volti e alle espressioni. Hopper ritrae le figure da lontano, e non asseconda mai la curiosità dell’osservatore che vorrebbe conoscere antefatti, sviluppi, dettagli.
Dipinti che commuovono. Non si può ignorare”Morning Sun”, opera dipinta nel suo studio di New York, vero summa della sua produzione artistica. Qui la luce solare cade sul corpo di una donna lasciando che il colore della veste cambi a seconda dell’ombra. La donna, sua moglie Jo, eterna musa, sembra quasi indifesa di fronte alla finestra spalancata sul cielo azzurro, alla luce solare che si deduce parallela. La sensazione che si percepisce da tanta apparente semplicità è fortemente inquietante.
Suggestivo il dipinto “Night Shadows”, in cui sembra possibile intravedere tutto il percorso umano di un passante visto dall’alto, il suo sguardo volto in basso, verso la strada. La figura ritratta da lontano sembra voler cogliere l’essenza della vita .
Indimenticabile “Boy and Moon”, uno dei suggestivi prodotti della sua attività di illustratore : lo sguardo di un ragazzo alla luna che sorge e che incombe prepotente nella sua vita. La sua visione di un paesaggio da uno spazio interno, sembra spiegare la natura dell’uomo e quel senso di solitudine che emerge immediatamente, diventa necessaria assenza di suoni.
Fondamentale il contributo della musica che la mostra offre nella presentazione delle opere più importanti.
La conferma che l’arte e la musica rappresentino reciprocamente il loro completamento. Le note jazz che scuotevano gli animi in quegli anni indimenticabili, sono quelle che più possono mostrare il senso di questi dipinti.