Diete, fitness, attenzione alla salute, moda: tutto ha un “peso” nel mutamento culturale che sta avvenendo in materia di cibo.
Ognuno di noi, ormai, è sufficientemente informato circa le migliori abitudini alimentari che potrebbero garantirci un futuro di salute e benessere.
Si dovrebbe invecchiare in forma, dunque, in preda ad una sorta di possibilità/obbligo che incombe sulle nostre coscienze. Nel profondo, però, restiamo umani e, purtroppo, il risultato più evidente finora raggiunto è quello per cui ognuno di noi parla più correttamente di cibo, ma spesso continua a farne un uso smodato.
E l’arte? Come ha rappresentato questo vizio capitale? Come ha raccontato il disagio del suo rifiuto?
Ferdinando Botero, artista colombiano, uno dei più rappresentativi pittori dell’età contemporanea, ha fatto dei suoi personaggi la metafora più schietta del carattere ipertrofico della società contemporanea.
In realtà, la sua scelta di dilatare le forme è nata dall’esigenza di ampliare i campi di colore ma la grandezza del suo operato si manifesta nella capacità di rendere tali dimensioni, di corpi e dettagli, piacevoli e indisturbati.
I personaggi di Botero non provano gioia né dolore, mostrano uno sguardo perso nel vuoto e sono immobili, ma nella percezione dello spettatore trasmettono vitalità, simpatia e una forte brezza di sensualità.
Le donne di Botero sfidano ogni canone convenzionale di bellezza che domina il crudele codice estetico della società in cui viviamo, vincono e conquistano il mondo diventando immortali.
Il mondo femminile, affascinante ed anoressico, rappresentato nelle opere di Balthus, invece, trasmette la percezione di creature simboliche, irreali, quasi divine. Ispirato dai grandi dipinti di Piero della Francesca , questo grande artista amava dipingere l’aspetto enigmatico della giovinezza, rappresentato dall’eccessiva magrezza, tutta la crudeltà e lo splendore che appartengono a questo momento della vita.
Le sue inquietanti modelle adolescenti hanno spesso dato luogo a fraintendimenti ed imbarazzi ma ben rappresentano le angosce, le paure e le forme di uno dei più tormentati passaggi della vita.
Balthus e Botero; due grandi artisti del novecento che, se pur involontariamente, hanno rappresentato, in arte, l’aspetto più sublime di due tra le più temute patologie del nostro tempo: anoressia e bulimia. Ciò perché l’arte stessa è fuga dal mondo e immaginario, spietato realismo.