martedì 9 novembre 2010
PIU' GAS DOTTI… ..
Il gas rappresenta un’interessante risorsa energetica,in alternativa al petrolio. Quali sono i problemi?. Tanti,molti di natura geopolitica .
Nabucco non è solo l’opera che decretò il successo di Giuseppe Verdi. Oggi “Nabucco” è anche il gasdotto progettato dalla OMV ( austriaca), dalla Botas (turca e cofinanziato dall’Unione Europea.
Nabucco nasceva otto anni fa, quando sulla scena internazionale la Russia appariva ancora come un nemico militare a cui l’Europa tentava di limitare il potere contrattuale; pochi anni più tardi, quell’immenso continente è diventato un importante partner commerciale in grado di gestire con grande abilità le risorse naturali.
Il progetto è nato anche per garantire l’approvvigionamento energetico dell’Europa, in particolare di quei paesi che compongono il consorzio del gasdotto, ossia, Turchia, Bulgaria, Romania,Ungheria Austria e Germania.
Perché riservare tanto interesse al gas? Perché il gas naturale rappresenta un’ottima alternativa al petrolio,perché ha un potere calorico inferiore, costa meno e richiede meno lavorazioni intermedie. Inoltre, perché oltre ad essere una scelta a minore impatto ambientale,è disponibile in grandi quantità.Per tutte queste ragioni la richiesta di approvvigionamento si è estesa in Asia ( Cina,Giappone, Corea) e negli Stati Uniti, tanto da dare vita ad altri due importanti impianti: Nord e Sud Stream.
Ciò premesso, esiste l’interessante possibilità di assecondare la crescente richiesta europea di gas naturale( 406 miliardi di metri cubi nel 2009, che potrebbero diventare 637 nel 2015) a buon prezzo.Qual è, dunque, l’ostacolo che impedisce una soluzione apparentemente semplice?
Secondo Giacomo Goldkorn, analista politico e grande esperto di problematiche di importanti multinazionali, il problema risiede nel fatto che la gestione dei grandi gasdotti richiederebbe una politica energetica comune a tutti i paesi europei. Nella realtà, invece, ogni paese provvede singolarmente (o al massimo prendendo parte a piccoli consorzi) al proprio approvvigionamento di gas,secondo progetti slegati che creano caos. La logica diventa quella di agire secondo i singoli interessi di ogni paese, per cui, per esempio, la tentazione di Russia e di “Gazprom” diventa quella di bypassare Ucraina, Polonia e Bielorussia per non pagare le royalty che spettano di diritto ai paesi che ospitano gli impianti.A tale scopo il gasdotto Nord Stream collega direttamente Russia e Unione Europea a differenza di Sud Stream che, piuttosto che attraversare paesi costosi, percorre il Mar Nero.
L’ansia europea di eccessiva dipendenza dalla Russia ha spinto, così, Bruxelles a generare “Nabucco”, ma i problemi non sono finiti.Un ruolo importante è svolto dalla Turchia, alleata con Israele e importane roccaforte del mondo islamico moderato, che è membro della Nato ma che non è ancora entrata a far parte dell’Unione Europea : nulla di più probabile che far pressione su Nabucco per riuscirci!
Un altro grande motivo di preoccupazione, oltre il posizionamento degli impianti è rappresentato dall’approvvigionamento dei condotti.
Il paese più ricco di gas è il Turkmenistan, che a sua volta propende per l’impianto realizzato a Eni e “Gazprom” ( Sud Stream), lasciando che il fornitore più probabile per Nabucco resti l’Iran. La fornitura dovrebbe, dunque, percorrere i territori compresi tra Georgia e Azerbaijian, con tutti i rischi che ciò comporterebbe.Fin dal suo concepimento, dunque, Nabucco si trova in una posizione di competizione con Sud Stream, con l’arduo obiettivo di fronteggiare il monopolio di Gazprom.
Neppure la recente proposta avanzata dal Presidente di Eni, Scaroni, di unificare l’ultimo tratto dei due impianti ha avuto esito positivo, visto che il Presidente di Gazprom, Alexey Miller, ne ha escluso la possibilità. Tenuto conto, ancora, dell’alta possibilità di attentati terroristici, delle estreme difficoltà tecniche nella realizzazione degli impianti ( vertiginose profondità per gli scavi, ambiente abiotico, minima visibilità e gelide temperature), nonché della presenza di mine e sostanze tossiche scaricate nel corso degli anni, il gas richiede ingenti investimenti economici.
Basterebbe pensare che la nave posatubi semisommergibile “Castoro 6”, di appartenenza alla Saipem e impegnata nell’impianto Nord Stream ,produce un costo pari a 400.000 euro al giorno e quella impegnata nel Mar Nero, “S7000”, fino a 700.000. Per di più, i tre grandi progetti sono nati in un periodo in cui si credeva economica che la crescita non avrebbe conosciuto arresto, mentre la crisi attuale ci pone di fonte alla possibilità di una sovraccapacità produttiva.
E l’Italia, come partecipa a questa corsa al gas naturale? In prima linea, visto che si pone come partner commerciale in Nabucco, come promotore in Eni per Sud Stream e come partner strategico in Saipem, per gli impianti offshore.
Il gas rappresenta, dunque, una splendida risorsa energetica ma piena di difficoltà e molto costosa. Tanto quanto basta da rendere estremamente necessaria una politica energetica unitaria, tutta da inventare… .