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Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


sabato 13 novembre 2010

DON CHISCIOTTE Il primo romanzo per capire il mondo



Il capolavoro con cui Cervantes realizza un vero elogio alla libertà umana; la rappresentazione dei dilemmi dell’uomo incapace di nutrire fiducia nella razionalità rinascimentale . Un capolavoro d’analisi della condizione umana.


Operazione propedeutica alla lettura dei romanzi contemporanei dovrebbe essere la lettura dell’opera che, secondo le più autorevoli voci della critica letteraria, ha segnato l’inizio della Modernità:
“don Chisciotte” di Miguel Cervantes.
Insieme a Montaigne, questo grande autore dà inizio ad un’epoca che durerà quattro secoli, passando per l’Illuminismo, il Romanticismo e le avanguardie, fino al nichilismo. Un percorso letterario che si spingerà fino a Leopardi, Nietzsche, Descartes, Kant, Hegel, Tolstoj, Proust, Kafka e Joyce.
Da quel momento il romanzo diventa la chiave di lettura dei tempi moderni, insieme al pensiero filosofico e alla scienza sperimentale. Dunque, per la prima volta i personaggi, attraverso le loro avventure, passioni ed ossessioni raccontano lo spirito di un’epoca , ponendo le domande più urgenti per la società e offrendo le risposte che, fino ad allora, erano frutto delle facoltà dell’intelletto.
Il romanzo narra delle sorti di Alfonso Chisciano, signore appassionato di romanzi cavallereschi , d cui la lettura ha pregiudicato la ragione, sovrapponendo, nella sua mente, i confini tra realtà e finzione.
Combatterà mulini a vento confondendoli per giganti nemici, indosserà catini al posto di elmi e scambierà contadine per madonne.
Brucerà d’amore per ”Dulcinea”, immaginaria figura che rappresenta “la senora de sus pensamientos”, l’ideale di ogni bellezza, il senso stesso della vita.
Al suo fianco la figura di Sancio Panza fido scudiero cui il cavaliere ed il suo autore devono la salvezza del romanzo stesso. La sola figura di don Chisciotte, infatti, non riesce a riflettersi in quello che fa e la narrazione stessa sembra destinata a languire fino alla comparsa, inizialmente sotto-tono, di questo rozzo contadino che finirà per rappresentare la quantità spirituale necessaria al romanzo, regalandogli uno splendido equilibrio.
E’ necessario leggere “don Chisciotte “perché si tratta di uno tra i libri più discussi, su cui ogni età sente necessario il confronto per sperimentare la propria problematica. Un romanzo che ci pone di fronte al dualismo di due figure opposte : quella romantica di don Chisciotte, folle cavaliere dell’ideale perennemente in lotta con la realtà cui lui oppone la sua meravigliosa illusione di generosità e purezza, e quella intrigante di Sancio Panza , cui viene affidato il compito di rappresentare l’altro polo dialettico, la dura quotidianità.
L’inerzia terrestre dell’uno finirà per trionfare sulla tenerissima follia dell’altro fino all’epilogo, anch’esso romantico e di un’amara malinconia in cui il cavaliere errante riconoscerà e confesserà la propria follia, come una totale resa alla realtà.
II confronto tra i personaggi, però, non è mai opposizione o conflitto. L’eroe intellettuale secco e allampanato evade nell’azione e la rustica figura di Sancio, basso e tarchiato , s’addentra negli intricati confini del pensiero.
Non è un caso se Cervantes sceglie che il personaggio principale sia folle. Convinto che solo la pazzia offra allo scrittore la necessaria libertà per affrontare il racconto della propria esperienza ,evitando di inciampare in pericoli intellettuali, dovrà però capire in fretta che ciò non è possibile. Don Chisciotte, in parte savio ed in parte folle, finirà in un inevitabile imbarazzo in cui la follia non lo libererà dalla saggezza e viceversa. Sicuramente, però, il mondo raccontato attraverso la prospettiva eccentrica della follia ha scongiurato, per l’autore, il rischio di scivolare in un malinconico autobiografismo.
Questo libro per nulla problematico e tragico rappresenta, straordinariamente, uno dei capolavori in cui si formarono la problematica e le tragedie europee; un’opera in cui la saggezza e la pazzia restano nettamente separate, a differenza dei pazzi romantici
La saggezza del protagonista non è quella di un pazzo ma di un uomo intelligente, nobile, prudente che in sé non coltiva nulla di demoniaco né paradossale; mai tormentato dal dubbio o dalla contraddizione ma, piuttosto, confortato da un se stesso ponderato, sensibile e benevolo.
Grande luce riflette il romanzo nell’intricato mondo delle relazioni umane, come nel rapporto tra il cavaliere errante ed il suo scudiero, figure non sempre legate da un vincolo d’affetto e fedeltà.
Spesso don Chisciotte si fa cogliere dall’ira nei confronti della rozza figura di Sancio e questo ultimo decide di seguire lo stolto Signore solo per scopi di profitto. Magnifica, però la trasformazione che porterà entrambi alla piena compenetrazione nel mondo dell’altro.
In realtà, con questo capolavoro, l’autore compie un doppio prodigio: inventa, attraverso Don Chisciotte, la coscienza ironica e scrive un vero elogio alla libertà….”……non c’è più grande male
che possa venire agli uomini la schiavitù……..fortunato colui a cui il cielo ha dato un tozzo di pane e non sia in obbligo di dover ringraziare nessuna latro che il cielo” (traduzione di Vittorio Bodini).
Cervantes sosteneva che un buon romanzo non serve a null’altro scopo che a un onesto divertimento. A lui non sarebbe mai venuto in mente che lo stile di un romanzo, sia pure il migliore, potesse rendere trasparente l’ordine del mondo.