lunedì 8 novembre 2010
L’ARTE NARRA IL CLIMA CHE CAMBIA
Si è tenuto, ormai da tempo, a Copenhagen il vertice che doveva essere decisivo per il futuro del mondo, le cui soluzioni il mondo attendeva con il fiato sospeso. Attesa inutile, purtroppo
La stampa universale ci aggiorna circa le soluzioni proposte dai Grandi della Terra in merito alla riduzione delle sostanze inquinanti, all’efficienza energetica, alle energie rinnovabili, al riciclo dei rifiuti, al blocco delle deforestazioni. L’ informazione dilaga per descrivere il crescente impegno degli Stati nel campo della ricerca ambientale e nella speranza che si fortifichi una “cultura dell’attenzione” di massa.
Grande è l’aiuto, in questo senso, che può giungere dall’arte, in ogni sua potente manifestazione, attraverso l’indelebile segno del suo linguaggio. Basta pensare all’efficacia del fim di Roland Emmerich “2012”, in cui si anticipa di tre anni la tragica profezia Maya , o al graffio di “ The day after tomorrow”, in cui l’uomo è causa della sua fine, in virtù del surriscaldamento globale .Nicholas Cage in “Knowing” (Segnali dal Futuro) decifra un messaggio contenente la cronaca esatta di tutte le catastrofi avvenute nel nostro bersagliato pianeta, negli ultimi cinquanta anni.
Immagini ricercate, suoni perfetti, effetti speciali, trame scritte per generare terror panico, sono strumenti che il cinema ha usato per contribuire alla costruzione di una coscienza collettiva del danno inflitto alla Terra.
L’uomo è libero, ma la libertà non è una prerogativa dell’anima o della volontà di discernimento e la mancanza di un codice etico ne genera un’instabilità inquietante. Anche il cinema può ricordarcelo. Per compensare la mancanza di codici l’uomo ne ha costruiti di suoi , come quelli religioso per poter attribuire gi eventi ai dèi e quando “il cielo si è fatto vuoto” , la filosofia ci ha “fornito” la logica e l’etica. Anche il cinema può insegnarcelo.
Se è vero, invece, che la parola ecologica è nata nel 1866 ad opera del biologo tedesco Ernst Haeckel , è diventata poesia quando, nel 1968, l’uomo vede la Terra sospesa nello spazio. Milioni di testi, poesie, racconti sono stati scritti per narrare l’avventura del viaggio sulla Luna , il trionfo di una società tecnologica, che con le cosmonavi e i calcolatori elettronici, cambia perfino la morale e i sentimenti.
Oriana Fallaci scrive, così, “Se il sole muore”, uno splendido libro che racconta, attraverso una polemica nostalgica ed amara con suo padre, l’abisso che divide due generazioni: i vecchi ,tenacemente ancorati al passato e, dunque, alla Terra e i giovani, tesi verso un domani di orizzonti vertiginosi, carico di nuovi miti ed illusioni.
Un razzo lanciato nel cosmo rende la Terra troppo piccola, un uomo in viaggio verso la Luna per dominarla, supera la fantasia. Scetticismo, paura, esaltazione non è altro che la disperata ricerca di un ideale. La straordinaria sensibilità, ruvida e poetica , di Oriana Fallaci ne disegna il percorso in un libro straordinario.
La musica diventa vita quando uno dei più grandi direttori d’orchestra in Italia, dopo Toscanini, accetta d’interrompere un’assenza durata 23 anni, in virtù di un nobile patto. Claudio Abbado è tornato a dirigere la Filarmonica della Scala perché le istituzioni hanno promesso di regalare 90.000 alberi a Milano, la sua città.
L’Arte ci conduce alla scoperta di noi, il suo linguaggio fa luce soprattutto quando c’induce a costruire il futuro guardando al passato, secondo l’immagine trasmessa dagli antichi Greci: il cammino all’indietro di un uomo volta verso l’ignoto.