Puoi scrivere a

antonella.frontani@gmail.com
Vice Presidente di Film Commission Torino Piemonte - Collaboratore in Staff Assessorato Attività Produttive, Commercio, Lavoro Città di Torino

La vera saggezza sta in colui che sa di non sapere

Nel corso del tempo il lavoro mi ha insegnato che sono infinite le cose che non sappiamo. Da lì, il mio impegno per l'informazione e la divulgazione è diventato "passione".


lunedì 8 novembre 2010

SALONE INTERNZIONALE DEL GUSTO Il Gusto aumenta!

Il Salone Internazionale del Gusto 2010 è un evento che si spiega con i numeri:
910 espositori, 17 aree regionali italiane presenti , 288 presidi nazionali ed internazionali, 17.000 mq di superficie commerciale, 18.000 mq di superficie dedicata alle attività didattiche, 180.000 visitatori nel corso dell’edizione 2008.
Questa grande vetrina della produzione enogastronomia artigianale e di qualità, ha inaugurato la sua ottava edizione con le vetrine, i dibattiti, le conferenze, i percorsi didattici per esaltare e difendere il mercato del cibo di qualità.
Percorrendo gli spazi del Salone si resta affascinati dai profumi, le forme, i colori dei cibi più tipici della nostra terra e ci si sente immediatamente al centro della più lussuriosa delle manifestazioni immaginabili, provando l’immediato senso di piacere nell’essere invitati ed un sottile senso di colpa per averne preso parte.
I migliori chef italiani dividono a fatica gli spazi di degustazione per dare prova della migliore cucina. I produttori percorrono chilometri per piantare nel prestigioso Salone il proprio stand ed il proprio marchio.
Migliaia di visitatori arrivano da ogni parte del mondo per infilarsi nelle interminabili code alle biglietterie, in attesa di pagare un biglietto non proprio economico.
Qual è il segreto di tanto successo? Come si spiega questa euforia generale che, nonostante ruoti attorno al cibo, non ha il sapore di una sagra qualunque? Perché ogni slogan che nasce al Salone diventa un messaggio credibile che rimbalza ovunque? Io che lo visito resto attonita.
Poi, mi dirigo verso la cerimonia d’inaugurazione per unirmi al popolo della stampa.. Entro nella sala conferenze e vengo rapita da un clima che non assomiglia a quello stanco e un po’ annoiato delle presentazioni. Sento una strana energia che sembra valicare il confine del Salsicciotto frentano e i luoghi della lenticchia di Mormanno. Francamente, non capisco, quindi decido di sedermi e di aspettare che quella sottile scossa diventi luce.
Sfogliando il programma mi accorgo che tanti esponenti delle istituzioni presenzieranno l’evento, come il Ministro delle Politiche Agricole e, ( addirittura!) il Commissario europeo all’Agricoltura, il rumeno Dacian Ciolos. Mi sembra di capire, dunque, perché tanta eccitazione : i politici scuotono sempre gli animi( soprattutto degli organizzatori !) proporzionalmente alla portata del loro incarico. Mi rilasso e capisco che si tratta di un moto d’orgoglio dello staff organizzativo.
Tutto, però, s’offusca quando mi accorgo che la delegazione di politici arriva ( straordinariamente puntuale! ) in un clima quasi indifferente e nulla sembra prendere fuoco in sala. Ma come? E’ il successo assicurato….
Poi, come prima di ogni grande evento naturale, tutto tace all’improvviso, come la calma inquietante che precede un terremoto e d’un tratto vedo partire all’assalto un esercito di fotografi e colleghi di tutto il mondo che, fino ad allora, bivaccavano pigri negli angoli della sala : è arrivato il Presidente di Slow Food, Carlo Pettini.
E’ dunque lui la fiamma……
Lo conoscevo, avevo seguito qualche fugace intervista, sapevo del suo impegno per l’impresa Slow Food ma, ammetto, non avevo ancora incontrato il suo carisma in una sala. L’affanno con cui la stampa lo cercava mi ha colpito, l’ammirazione del pubblico era imbarazzante, gli organizzatori devoti…. Ammetto, mi era sfuggito.
Sono rimasta seduta ed ho ascoltato.
Carlin ( così preferisce farsi chiamare) ha segnato il ritmo dell’incontro rompendo ogni indugio di circostanza.
Ha condotto il suo intervento verso la pancia di ogni auditore, erano pugni.
Non ha parlato di gusto, né, tanto meno di “ nicchie di mercato”. Non ha esaltato il fagiolo di Coltrone o l’albicocca di Valleggia; ha parlato della loro straordinaria Tipicità e della sua salvezza.
Ha parlato del grave stato di sofferenza che sta vivendo il mondo dell’agricoltura, chiedendo con forza l’impegno dei governi per dare vita ad un nuovo sistema distributivo, affinché si accorci la filiera e diminuisca il dislivello tra il costo del lavoro contadino ed il prezzo finale di un prodotto.
Ha strattonato il mondo della politica ( anche quello presente) perché si attuino provvedimenti per agevolare l’avvicinamento dei giovani al mondo dell’agricoltura, attraverso incentivi, apertura al credito e formazione nelle scuole.
Ha condannato l’atteggiamento dei governi che sostengono lo scambio di materie allo scopo di abbassare i prezzi e la qualità.
Ha sottolineato la necessità di non sottrarre terra ai contadini in favore del progresso tecnologico, perchè “domani non mangeremo computer” e ha chiuso il suo acceso, intenso intervento chiedendo a tutti gli agricoltori accorsi all’invito del Salone di unire le proprie forze per mettere in atto un processo “ più efficace della rivoluzione : la trasformazione”.
Mi sono chiesta se il suo intervento sarebbe stato diverso in presenza di un buon contraddittorio di economisti e ricercatori. Sembra aver letto nel mio pensiero e in un attimo, dopo una giusta, calcolata pausa teatrale si rivolge alla platea : “ …e a chi mi dice che bisogna tener conto della situazione economica contingente e di ogni implicazione del progresso tecnologico io rispondo ….tutte balle”.
Eravamo tutti turbati. I politici, la platea, io stessa che da sempre rivolgo tutto il mio impegno alla dimostrazione scientifica di ogni proclama. Eravamo turbati perché quel discorso è stato il più efficace possibile e Carlin aveva appena dato una lectio magistralis sulla comunicazione a tutti i presenti!.